Rispondendo in Commissione attivita´ produttive della Camera all´interrogazione presentata da Marco Causi, e sottoscritta da tutti i parlamentari PD eletti a Roma, il Governo, rappresentato dal Sottosegretario allo sviluppo economico Prof. Claudio De Vincenti, ha chiarito che le norme vigenti non prevedono alcun "obbligo" alla dismissione delle quote azionarie di Acea di proprieta´ del Comune di Roma capitale.
Il Governo ha chiarito che la discesa sotto il 51 per cento e´ una condizione per il mantenimento degli affidamenti diretti gia´ contrattualizzati, e che nel caso di Acea l´unico contratto che si potrebbe avvalere di questa sorta di salvagente e´ quello relativo all´illuminazione pubblica di Roma. Ne segue, nelle parole del Governo, che l´alternativa alla discesa del Comune sotto il 51 per cento di Acea e´ l´indizione di una gara per l´illuminazione pubblica..
La risposta del Governo chiarisce finalmente senza ombra di dubbio che non esiste alcun obbligo di legge alla vendita delle azioni Acea da parte del Comune. La scelta che il Comune ha di fronte e´ fra liberalizzazione (gara per l´illuminazione pubblica) e privatizzazione, e il PD e´ per la liberalizzazione.
Si e´ infine chiarito che la norma di legge a cui si fa riferimento e´ contenuta nel decreto 138 di agosto 2011. Una norma, quindi, voluta dal precedente Governo e dalla precedente maggioranza, su cui il PD ha espresso voto contrario. E´ vero che questa norma non e´ stata modificata dai successivi provvedimenti del Governo Monti, ma la vicenda Acea sta dimostrando quanto negativo possa essere l´effetto pro-monopolistico di tale norma, e cioe´ di indurre una sorta di corsa affrettata verso le privatizzazioni pur di non fare le gare. C´è da augurarsi che cio´ possa convincere l´attuale Governo a rivederne l´impianto.