Trasparenza sul bilancio: il Comune di Roma al top sul rendiconto del 2006 (l´ultimo della giunta Veltroni). Saprà Alemanno far restare Roma in testa a questa classifica? Ovvero: gli errori del piano di rientro di Alemanno sei mesi dopo
Nei giorni passati, mentre infuriava la polemica politica sull´esclusione di Roma dal patto di stabilità interno, quasi nessuno si è accorto di un´altra notizia. La Fondazione Civicum, che da alcuni anni effettua una valutazione indipendente dei bilanci dei Comuni italiani, ha pubblicato per la prima volta il "rating" sulla trasparenza dei bilanci dei Comuni, e Roma è risultata in pole position: terza in Italia, dietro Trento e Firenze, davanti a Milano e Torino. Secono l´analisi svolta da Civicum in collaborazione con PricewaterhouseCoopers, Deloitte, KPMG ed Ernst & Young, che ha preso in esame quindici indicatori di "trasparenza" a partire dai testi e dai dati numerici contenuti nei rendiconti dei Comuni italiani, solo tre Comuni ottengono un rating elevato, e Roma è fra questi.
L´analisi è stata svolta sui rendiconti 2006. Per Roma, quello è l´ultimo su cui chi scrive queste righe ha apposto la sua firma. Per quanto mi riguarda, non si tratta solo né tanto di soddisfazione personale. Si tratta di una notizia che permette a tutti due ulteriori riflessioni.
La prima è che, quando nei mesi estivi del 2008 impazzava la strumentalizzazione politica della nuova giunta comunale sul presunto "buco" di bilancio, una delle cose che più volte e in tutte le sedi andavo ripetendo è: non ho (non abbiamo) nascosto nulla. Le difficili problematiche strutturali del bilancio comunale erano a tutti note, compreso ad Alemanno che era nel 2006 e nel 2007 consigliere comunale. Il tutto si è aggravato durante il 2007, per i mancati trasferimenti della Regione Lazio, che hanno costretto il Comune a fare da "banca" per anticipare più di un miliardo di contributi regionali. Ma anche questo non è stato nascosto: basta riprendere le rassegne stampa dell´epoca, e leggere quanto si discusse in Consiglio Comunale in occasione dell´approvazione del bilancio di previsione per il 2008, sotto il Natale del 2007.
La seconda è per il futuro, e non per il passato. Saprà Roma restare in testa a questa classifica, che è sinonimo di trasparenza e buongoverno? I segnali sono, purtroppo, tutti negativi. La scelta (sbagliata) di "separare" le sorti di tutte le partite finanziarie precedenti al 28 aprile del 2008 da quelle successive, inserendo le prime nel piano di rientro della gestione commissariale e le seconde nel nuovo bilancio ordinario del Comune, è una scelta che produce una grande opacità sui conti del Campidoglio.
Se ne è accorto lo stesso Parlamento, quando ha dovuto votare la norma che esenta Roma dal patto di stabilità 2009 e 2010, in modo da rendere possibile la spesa per i cantieri delle metropolitane, ma "senza impatti sui saldi di finanza pubblica". E com´è possibile che ciò accada? Semplice: il contributo del Comune di Roma al patto di stabilità 2009 e 2010 dovrà trovare spazio con una apposita rimodulazione del piano di rientro. Ma visto che non ci devono essere impatti sui saldi finanziari aggregati, e che quindi la dimensione del piano di rientro non potrà essere modificata, si tratterà di togliere qualche voce da quel piano per introdurre questa nuova voce. E ciò, mi si permetta, dà ragione a chi ha sempre detto che nell´ammontare delle passività inserite nel piano di rientro (il famoso "buco") c´erano voci del tutto discutibili, che non rappresentevano veri debiti. Tanto che oggi alcune di quelle voci verranno cancellate per far posto ai fabbisogni di cassa per investimenti la cui spesa fa sforare il patto di stabilità.
Due conclusioni.
Primo. Chi ha imboccato la strada del "buco" e del piano di rientro ha costruito un´efficace operazione politica, ma di corto respiro. Che senso ha avuto, ad esempio, essersi fatti dare dallo Stato i soldi per pagare un potenziale contenzioso urbanistico del valore di 775 milioni di euro, che verranno presumibilmente smaltiti al ritmo di 30-50 all´anno per i prossimi quindici anni, mentre ci si dimenticava delle metropolitane? Non credo che il Sindaco sia entrato in questi dettagli, ma forse anche per lui è arrivato il momento di capire in che pasticci si è messo: penso che nuove sorprese verranno fuori con il bilancio 2009, dove tante opere programmate, anche nel campo della mobilità su ferro, rischiano il definanziamento. Di nuovo: non ci si poteva pensare sei mesi fa? Roma si è fatta dare 500 milioni, ma adesso non li può spendere per i servizi e gli investimenti della città.
Secondo. D´ora in poi i bilanci del Campidoglio rischiano di non essere mai trasparenti, perché non si potrà capire nulla se non verranno affiancati i dati della gestione ordinaria con quelli della gestione straordinaria. Ed è proprio in questa direzione che va un ordine del giorno approvato dal Parlamento, e quindi anche dalla maggiornaza e dal governo che Alemanno appoggia, che lo invitano a fare una cosa molto semplice: pubblicare, in allegato al bilancio ordinario del Comune, il prospetto della gestione commissariale. Di anno in anno, così, i cittadini romani (e quelli italiani,
che hanno sborsato 500 milioni per Roma) potranno sapere come il Campidoglio sta utilizzando queste risorse, sia che esse vengano spese in "ordinario" sia che vengano "ribaltate" sulla gestione commissariale.