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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



16/10/2017 M.Causi
Elezioni in Sicilia, non tornare indietro

Elezioni in Sicilia, non tornare indietro

Chiunque risulti vincitore non compia il terribile errore di demolire il lavoro di risanamento che è stato realizzato



È un peccato che l´opinione pubblica nazionale guardi alle elezioni siciliane con un interesse limitato ai soli aspetti politici. È un peccato che non si discuta anche della Sicilia, dei suoi territori, dell´ente Regione. Perché la coalizione di centro-sinistra (in questo caso il trattino è obbligatorio) che ha governato la Regione siciliana negli ultimi cinque anni, nonostante le fibrillazioni, gli stop-and-go, le manifeste ed evidenti fragilità, ha raggiunto risultati che andrebbero almeno conosciuti. E anche riconosciuti con onestà intellettuale, perché alcuni hanno portata storica. C´è da augurarsi che chiunque risulti vincitore ed entri a Palazzo d´Orléans non compia il terribile errore di innestare la marcia indietro e di demolire il lavoro di risanamento che è stato realizzato.
Per la prima volta da quarant´anni nel 2015 il bilancio regionale ha raggiunto l´equilibrio: c´era riuscito soltanto Piersanti Mattarella, prima di cadere sotto il fuoco vile e codardo di Cosa nostra. Le spese correnti non obbligatorie sono state ridotte per 750 milioni, il 16 per cento, grazie alle gare centralizzate sugli acquisti e al taglio dei costi di autoamministrazione di Regione ed enti locali. Gli elefantiaci apparati burocratici hanno subìto una drastica cura dimagrante: il numero dei dipendenti è diminuito del 24 per cento, quello dei dirigenti del 52.
Il bilancio della sanità è tornato in equilibrio e sono stati superati commissariamenti e piani di rientro. Ciò non ha impedito il miglioramento della qualità della sanità siciliana: in base alle valutazioni dell´Agenas (Agenzia Nazionale Sanità) la Sicilia ha raggiunto il settimo posto in Italia, prima regione del Sud e sopra il Lazio. Un caso di scuola, che dimostra come la qualità dei servizi pubblici non dipende dalle somme di denaro che vi vengono iniettati ma dall´appropriatezza dei sistemi di organizzazione e controllo.
Può anche darsi, anzi direi che è certo, che queste politiche di rigore - peraltro senza alternative - abbiano alienato pezzi, anche consistenti, di consenso locale a chi le ha realizzate. L´opinione pubblica nazionale, però, dovrebbe conoscerle, apprezzarle e presidiare affinché non vengano demolite con il ritorno alla spesa clientelare e ai condoni per qualsiasi irregolarità.
È stato chiuso lo storico contenzioso finanziario fra Stato italiano e Sicilia. Per decenni i governanti siciliani hanno giustificato i deficit dell´ente accusando lo Stato di non fornire l´esatta quantità di risorse che era stata stabilita nello Statuto speciale del ´46. Invece di controllare la spesa e riscuotere le imposte accumulavano contenziosi nei confronti di Roma. Renzi e Crocetta hanno sciolto questo nodo gordiano. Da due anni lo Stato versa alla Sicilia due miliardi in più all´anno di compartecipazione Irpef e Iva, e questo ha ovviamente contribuito all´equilibrio di bilancio. In cambio la Sicilia ha rinunciato ai contenziosi del passato. Alcuni sostengono - in campagna elettorale è un argomento molto ghiotto - che Crocetta abbia "svenduto" la Sicilia al governo nazionale. È una fesseria: se Puigdemont ottenesse da Madrid per la Catalogna le stesse condizioni finanziarie che la Sicilia ha ottenuto da Roma si leccherebbe le mani.
Fino al 2013 le risorse destinate agli investimenti pubblici e allo sviluppo, comprese quelle nazionali, venivano falcidiate per dirottarle alla copertura dei deficit di parte corrente. Adesso questo non avviene più e le risorse per investimenti pubblici, infrastrutture e sviluppo sono salite da 3,9 miliardi nel 2007-2013 a 6,1 nel 2014-2020, di cui 2,2 ancora da programmare.
In tutto ciò la Sicilia, dopo avere subito pesantemente come tutta l´Italia i colpi della crisi, è cresciuta più della media nazionale nel 2015 e 2016, anche se ovviamente si tratta di una crescita insufficiente ad assorbire gli storici divari strutturali e le ferite inferte dalla Grande Recessione. Non è sufficiente, d´accordo: però c´è stata, questa crescita superiore, ed è un dato che non mi sembra da buttar via. Non credo che dipenda in via diretta dall´ente regionale, piuttosto dal dinamismo di alcuni cluster di imprese, e tuttavia l´equilibrio di bilancio raggiunto dalla Regione non è ininfluente, per esempio perchè permette una riduzione delle addizionali locali su Irpef e Irap, cosa che la giunta uscente ha già programmato per i prossimi due anni.
Mentre si avvicinano le elezioni l´esercizio dominante è di sondare la forza della rinnovata coalizione di centrodestra (che, è bene ricordare, cinque anni fa si presentò divisa: un fatto che ebbe un ruolo cruciale sul risultato di allora). Se l´espansione dei Cinque stelle possa ancora continuare o abbia imboccato un sentiero declinante. Se l´ampliamento delle alleanze politiche del centrosinistra (che, è sempre bene ricordare, cinque anni fa si presentò con una coalizione che non comprendeva né Leoluca Orlando né Angelino Alfano) e il sacrificio di Crocetta sull´altare di una candidatura civica non targata Pd porterà qualche beneficio, nonostante gli inevitabili contraccolpi che in tutta Europa subisce chi ha avuto responsabilità di governo in questi difficili tempi. E naturalmente che impatto avranno i risultati siciliani sull´imminente competizione nazionale.
Così facendo però si perde di vista la Sicilia. E si rischia di non cogliere quella che a me sembra la vera notizia, ben sintetizzata nel titolo dell´ultimo libro di Gaetano Savatteri: non c´è più la Sicilia di una volta. Grazie al lavoro degli ultimi anni, e nonostante insufficienze ed errori, la Regione siciliana ha imboccato una strada di riforma da cui non deve tornare indietro. Se questo lavoro continuerà fra qualche anno potremmo scoprire che non c´è più la Regione siciliana di una volta. Ed è questo, piuttosto che le alchimie politiciste, il vero interesse di chi in Sicilia vive, il punto che dovrebbe servire da orientamento per le elettrici e gli elettori dell´isola.
 

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