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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



06/04/2016 M.Causi
CAUSI (PD): DA SCOZZESE UN CONTRIBUTO DI TRASPARENZA
Omniroma-COMUNE, CAUSI (PD): DA SCOZZESE UN CONTRIBUTO DI TRASPARENZA 

"L´audizione di Silvia Scozzese in Parlamento fornisce un importante contributo di trasparenza sul piano di rientro del debito pregresso del Comune di Roma stabilito con le norme straordinarie del 2008 e del 2010". È il commento, riferisce una nota, di Marco CAUSI (Pd), componente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati ed ex assessore al bilancio del Comune di Roma. "Aspettavamo da anni queste informazioni e questa trasparenza - aggiunge - mai garantite dalle precedenti gestioni commissariali. La Scozzese in primo luogo conferma quanto ho sostenuto fin da otto anni fa: la massa passiva che costituisce il ´debito pregresso´ è stata formata sommando mele con pere, e cioè debiti finanziari certi (mutui e titoli) con debiti non finanziari della più disparata natura, in particolare debiti commerciali (pagamenti ritardati) e pagamenti richiesti dalle aziende dello stesso Comune. Sono poi state sommate, alle mele e alle pere, anche le arance, sotto forma di possibili pagamenti futuri di cui non sono ancora oggi accertati, a otto anni di distanza, né l´entità né il soggetto creditore, e si tratta clamorosamente del 43 per cento dei casi, riferibili soprattutto allo storico contenzioso urbanistico". "Si conferma poi - continua CAUSI - che il debito finanziario del Comune di Roma, quello cioè costituito da mutui e titoli e finalizzato agli investimenti, era nel 2008, in termini pro capite, in linea con i dati delle altre grandi città italiane, e anzi leggermente inferiore. Aggiungendo le altre voci la gestione commissariale ha operato nel corso degli anni come cassa di compensazione per le necessità di pagamento del Comune. I due fattori, lo sgravio del debito finanziario storico e i pagamenti da parte del commissario dei debiti non finanziari, hanno beneficiato il bilancio ordinario del Comune. Purtroppo questo beneficio è stato sperperato fra il 2008 e il 2013, durante la gestione Alemanno, con un rilevante aumento della spesa corrente, lievitata di un miliardo di euro, come certificato dalla relazione degli ispettori del MEF all´inizio del 2014. La dinamica incontrollata della spesa corrente comunale durante gli anni di Alemanno ha fatto ereditare alla nuova giunta subentrata nel 2013 un deficit strutturale di circa 800 milioni all´anno, che è oggi in fase di riassorbimento attraverso il piano di rientro codifivato dalle norme cosiddette ´salva Roma´ ". "Inoltre le informazioni fornite dalla Scozzese sulla gestione finanziaria dell´ufficio del commissario di governo - continua CAUSI - confermano quanto sostengo da tempo, anche con un apposito progetto di legge presentato alcuni anni fa, e cioè che la gestione di queste masse finanziarie è stata nel corso degli anni più costosa e più inefficiente di quanto il Comune avrebbe potuto fare operando con gli strumenti ordinari. Basta pensare al fatto che il Comune di Roma non ha beneficiato, per sé e per le sue aziende, dei mutui governativi per il pagamento dei debiti commerciali introdotti dal decreto 35 del 2013, ad un costo di meno dell´uno per cento di interesse, continuando invece a tenere aperte posizioni debitorie al costo del 4-5 per cento. Ciò significa che una gestione più attenta può restituire risorse alla città, sotto forma di minori imposte e/o di maggiori disponibilità per investimenti". "Per evitare inutili polemiche - conclude CAUSI - voglio ricordare che il titolo obbligazionario emesso dal Comune di Roma fra il 2003 e il 2005 permise di chiudere vecchi mutui precedenti aventi tassi di interesse molto più elevati, in alcuni casi a due cifre, con risparmi annui di circa 200 milioni. Essendo un titolo a tasso fisso, come i BTP, la legge prevedeva l´obbligo di una copertura assicurativa tramite derivati collegati ai tassi di interesse. Nessun derivato, insomma, è stato varato per motivi speculativi, ma solo per corrispondere agli obblighi di legge. Mi stupisce, anzi, che questi derivati siano stati chiusi. E che lo siano stati proprio durante il 2011, nella stagione più difficile dei mercati finanziari italiani. Si ha quasi l´impressione, in base alle informazioni fornite da Silvia Scozzese, che l´ufficio governativo del commissario abbia durante il 2011 giocato contro l´Italia, sperando di potere riacquistare il titolo obbligazionario in seguito ad una sua svalutazione. Evento che per fortuna non si è realizzato, grazie alle politiche di stabilizzazione del governo Monti, ma che sembrerebbe aver lasciato qualche perdita nei bilanci dell´ufficio commissariale. Invito il Governo e Silvia Scozzese ad andare rigorosamente fino in fondo su questa inquietante vicenda". red 051934 APR 16 NNNN
 

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