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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



29/05/2010 M.Causi
Manovra economica: il governo non dice ancora tutta la verità, manca un segno di equità
Ennesima dimostrazione di un abile marketing comunicativo da parte del presidente del consiglio, di questa manovra anticipata a maggio si è parlato per giorni senza che ancora il decreto fosse stato firmato e reso pubblico. Una discussione, quindi, asimmetrica e monca, in cui tutte le carte le ha date il governo, anche cercando di contenere le contraddizioni interne alla sua maggioranza che una manovra restrittiva, inevitabilmente, comporta.
Il partito democratico sa bene che di una manovra correttiva c´è bisogno. Lo sappiamo fin dall´inizio del mese di marzo, e cioè fin da quando l´Istat certificò gli scostamenti nei conti 2009 di finanza pubblica. E lo sanno tutti, ufficialmente, dal 6 maggio, data di presentazione della RUEF (Relazione unificata sull´economia e sulla finanza pubblica). Ma il bombardamento della comunicazione governativa su tanti particolari di dettaglio ha impedito finora di fare emergere alcune verità:
a. L´Italia non deve modificare i suoi obiettivi di finanza pubblica, già indicati nella programmazione a medio termine. L´indebitamento netto obiettivo resta quello stabilito nello scorso autunno: -3,9% nel 2011 e -2,7% nel 2012, contro l´attuale tendenziale di -4,7 e -4,3, per una correzione di 1,6 punti di Pil cumulati nel 2012;
b. L´Europa quindi non ci ha imposto un cambiamento di obiettivi, semmai il governo italiano sta "utilizzando" la crisi europea per un´accelerazione e un´anticipazione temporale di una manovra correttiva che andava comunque fatta, e che trae origine dalle dinamiche interne della nostra finanza pubblica e dagli intrecci fra questa e la crisi economica, soprattutto per l´imprevisto peggior andamento dell´ultimo trimestre del 2009;
c. Gli scostamenti più rilevanti a fronte dei quali è necessaria una correzione derivano dall´andamento molto negativo delle entrate e dall´aumento di alcune voci di spesa. Più in dettaglio: il gettito 2009 è stato sostenuto da interventi una tantum per circa 12 miliardi (scudo fiscale e riallineamento IAS) i cui effetti vengono meno gli anni successivi; le imposte indirette sono crollate di 20 miliardi in due anni, molto più di quanto si siano contratti i consumi delle famiglie; i consumi intermedi della pubblica amministrazione sono aumentati di 14,3 miliardi in due anni, fra il 2007 e il 2009; nel solo 2009 i consumi intermedi hanno sforato la previsione di ben 4 miliardi, di cui 2,6 imputabili alle spese della difesa.
Su questi scostamenti e sulle ragioni che li hanno determinati il governo è silenzioso e la RUEF reticente. Una discussione pubblica, in parlamento, sulle origini dei disallineamenti sarebbe indispensabile. Anzi sarebbe obbligatoria, visto che la nuova legge di contabilità e finanza pubblica, approvata alla fine dello scorso dicembre, dice chiaramente che a fronte della necessità di manovre correttive il governo è tenuto a presentare in parlamento una nota di aggiornamento dei quadri di finanza pubblica da cui emergano, per l´appunto, le motivazioni delle correzioni da apportare. Il partito democratico chiede questo passaggio al ministro dell´economia, tramite adeguate comunicazioni parlamentari, e i contenuti politici delle risposte che il governo dovrebbe dare non sono del tutto marginali per impostare una discussione vera sulla distribuzione dei sacrifici richiesti: quanto ha contato l´aumento dell´evasione nel crollo del gettito fiscale? Da cosa dipende la crescita delle spese per consumi pubblici, e quali sono le spese della Difesa che hanno sforato così ampiamente le previsioni? Quanto conta, nel deterioramento dei conti, l´indebolimento della ripresa economica emerso nell´ultima parte del 2009 e ancora in fase di trascinamento durante il 2010?
Per quanto riguarda il contenuto della manovra, il partito democratico ha tutto il desiderio di attenersi allo spirito delle indicazioni di Napolitano. E´ però necessario che il governo e la maggioranza, oltre ad accettare un confronto che parta dalla verità e non dalla propaganda, si rendano disponibili a dare qualche segno di equità ad un impianto che sembra inutilmente punitivo nei confronti di alcune categorie e pezzi di società e allegramente disinvolto nei confronti di altri. Un impianto fortemente distorto, il cui riequilibrio non potrà non vedere una forte battaglia nel paese e in Parlamento.
Solo cinque esempi di queste distorsioni e qualche proposta di possibili correttivi:
a. Vogliamo chiedere qualcosa ai ceti più abbienti? I ceti più abbienti del paese non sono, di fatto, chiamati a nessun sacrificio. Non pagano più l´Ici sulla casa. Non viene chiesto loro un contributo tramite l´aumento, anche soltanto straordinario e temporaneo, dell´aliquota d´imposta sui redditi superiori a 120 mila euro (dai parlamentari in su). Un sacrificio in questa direzione viene chiesto ai dirigenti pubblici, ma non a quelli del settore privato, con il rischio di una crescita della, già alta, tensione psicologica da invidia sociale fra i diversi gruppi che rischia di decomporre il paese;
b. Cosa diamo ai lavoratori in cambio dei sacrifici? I sacrifici chiesti ai lavoratori − soprattutto ai pubblici, ma anche ai privati tramite lo slittamento delle finestre pensionistiche − non hanno alcuna compensazione sul piano dell´occupazione. Uno scambio ineguale, che dimentica come tante volte nella storia i lavoratori italiani hanno accettato e condiviso i sacrifici, ma a condizione che essi potessero creare migliori prospettive per il paese. Ad esempio, con incentivi contributivi alle nuove assunzioni e con percorsi di stabilizzazione del precariato;
c. I capitali scudati possono essere elemento del redditometro, al pari delle case e delle barche? Tanto clamore ha suscitato l´annuncio di alcune norme anti-evasione, come il rafforzamento del redditometro, l´abbassamento a 5 mila euro dell´uso di contanti a fini antiriciclaggio (che non va confuso con la tracciabilità dei pagamenti ai professionisti, che la manovra non contiene), l´avvio dell´esperimento della fatturazione elettronica. Tutte misure condivisibili, si badi bene: peccato che nessuno ricordi che 200 mila italiani hanno recentemente beneficiato di uno scudo fiscale che ha permesso loro di riportare in patria circa 100 miliardi pagando solo il 5%. E che questi redditi sono esclusi dal redditometro, inutilizzabili per eventuali accertamenti. Basterebbe modificare questa esclusione per dare un segnale di equità: il redditometro scatti in base alla casa, alle seconda casa, alla barca, ma anche in base ai capitali rimpatriati;
d. Si può riequilibrare una manovra che colpisce il sud più del nord? Il mezzogiorno è più colpito dalla manovra del centro-nord, esclusa Roma, per il maggior peso del lavoro pubblico sulla sua base occupazionale. Il tiro può essere corretto con misure di sostegno all´occupazione meridionale (in particolare femminile) e con il ripristino del credito d´imposta per nuovi investimenti;
e. Si possono riequilibrare i tagli di spesa pubblica fra spesa locale e spesa centrale? Lo dice Formigoni, e non solo il PD: i tagli su regioni ed enti locali sono insostenibili. Al di là del giudizio sul "federalismo delle chiacchiere", si genera un pesante colpo al welfare locale con la prospettiva di riduzioni dei servizi sociali e assistenziali, su cui sono comuni e regioni, e non lo stato, in prima fila. Anche i tagli ai ministeri rischiano di abbattersi su fondi con cui losStato finanzia gli enti decentrati per le politiche sociali (fondo sociale, fondo per gli affitti, asili nido, ecc.). L´alternativa è di valutare, per i ministeri, tagli che non siano uguali per tutti, ma che individuino alcune specifiche situazioni che possono, in questa fase critica, "dare di più": i capitoli di spesa della difesa non concernenti il finanziamento delle missioni all´estero, ad esempio; oppure il grande fondo indistinto con cui si approvvigiona la presidenza del consiglio e tutti i suoi dipartimenti. E questo fondo andrebbe comunque riportato a ordinarie e corrette procedure di controllo finanziario.
Marco Causi, 29 maggio 2010

 
 



 
Marco Causi
Piombino 5 giugno 2010

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