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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



17/06/2008 M. Gerina - L´Unità
Campidoglio, scoperto il bluff del buco
 
L´Unità - 17 giugno 2008 di Mariagrazia Gerina
 
Sfuma di giorno in giorno l´operazione «verità» annunciata da Alemanno sulle cifre del bilancio capitolino. Per ora si sono visti solo i manifesti di An che a caratteri cubitali gridano: «Veltroni ha lasciato Roma. Senza soldi». E poi, con scrittura decisamente più timida ed esile: «Ripareremo noi». Mentre l´attenta disanima dei conti annunciata per ieri da Alemanno è rimandata a mercoledì: in attesa - spiega il sindaco - che i tecnici del Tesoro consegnino al Campidoglio la loro relazione tecnica. E in attesa che il governo decida se e come andare incontro a Roma. Il sottosegretario leghista, Molgora, propone uno scambio: «Sì al decreto per evitare il fallimento di Roma, ma in cambio vogliamo il federalismo fiascale». «Anche noi siamo per il federalismo fiscale», corre a commentare Alemanno. Ma intanto, man mano che l´ora X si avvicina, il «buco», lievitato nelle indiscrezioni dei giorni scorsi fino a 10-12 miliardi (ma i "bene informati" già cominciavano a battere 13 miliardi), torna ad acquistare dimensioni reali. Quelle denunciate nell´ultimo bilancio approvato dall´amministrazione Veltroni erano di 6,7 miliardi. Quelle che i tecnici del Tesoro sarebbero pronti a consegnare al Campidoglio sarebbero invece di poco superiore ai 7 miliardi. Abbastanza per non dormire sonni sereni. Ma il «buco» dov´è? «Ci sembra di capire che il debito è più o meno quello indicato nel bilancio previsionale, non ci sono deficit non contabilizzati, ma ci sono problemi di cassa e di risorse aggiuntive da stanziare con l´assestamento di bilancio», hanno spiegato ieri i rappresentanti di Cgil,
Cisl e Uil (Teti Croci, Danilo Reali, Luigi Scardaone) dopo un confronto con il sindaco in assenza di cifre, ma con contorni certo non da «allarme rosso», specie se arriverà il contributo promesso dal governo (circa 5-600 milioni di euro). «Il problema è che di solito si ricorreva all´assestamento di bilancio per colmare lacune nel finanziamento della spesa sociale, ma questa operazione ora è resa complicata dai debiti nascosti soprattutto nei bilanci delle aziende capitoline», spiega però il rappresentante dell´Ugl Luca Malcotti.. L´appuntamento per verificare le ricadute del bilancio è fissato per il 25 giugno. «Le persone deboli e i servizi sociali dovranno essere tutelati», avvertono i sindacati. In attesa dei numeri che Alemanno rivelerà giovedì prossimo in Consiglio comunale (dopo il Consiglio dei ministri in cui dovrebbe essere varata la manovra economica) è l´ex assessore al bilancio Marco Causi a lanciare la sua operazione verità. «Non c´è nulla da cui dobbiamo difenderci, se non dalla strana accusa di aver governato 7 anni, ereditando un debito accumulato negli anni ‘80 e ‘90 di poco più di 6 miliardi, senza piangerci addosso e senza gridare allo scandalo», spiega argomentando con dati e cifre. La prima cifra è quella del debito stimato nel 2008: 6,85 miliardi. Poi soccorrono nel ragionamento le cifre delle precedenti manovre di bilancio, che spiegano come il Campidoglio abbia di volta in volta reperito risorse aggiuntive per «inseguire l´evoluzione delle spese»: ora l´addizionale Irpef, ora la lotta all´evasione fiscale, ora la vendita del patrimonio comunale, ora l´adeguamento della tariffa sui rifiuti, ora i contributi per Roma Capitale. E ancora ci sono le cifre dei trasferimenti pro capite che a Roma ammontano a 286 euro e a Milano sono invece di 321 euro. Infine, le cifre degli investimenti per la metropolitana e le opere di viabilità: 1,8 miliardi per i prossimi 3 anni. Che certo se reperiti solo attraverso il ricorso al debito graveranno sulle finanze capitoline. Ma gli investimenti possono considerarsi un buco? E poi - ricorda Causi - ci sono vie alternative per far fronte agli impegni assunti: per esempio attuare la valorizzazione dell´ex Centro Carni, già avviata da Veltroni. Mentre anche governo e Regione potrebbero provvedere ad un rifinanziamento delle opere già co-finanziate. Né si può mettere l´Ama alla voce «buco». All´azienda - ricorda Causi - il Comune ha riconosciuto un debito di 90 milioni in tre anni più 60-70 milioni per servizi resi in occasione del Giubileo. Mentre per saldare i contenziosi sugli espropri il Comune non ha mai speso più di 50-100 milioni massimo. E non i 370 milioni di cui si è parlato in questi giorni (140 da pagare entro l´anno). Per il resto, la difficoltà presente - ripete Causi - non è altro che «una crisi di liquidità», dovuta ai mancati trasferimenti da parte della Regione (1,7 miliardi). Niente di nuovo: «Simili momenti di angoscia di fronte alle difficoltà di cassa li abbiamo vissuti anche noi, soprattutto durante gli ultimi mesi del 2007... fino a quando la cassa non fu finalmente rimpinguata dalla rata Ici di dicembre». Ecco appunto: ora nelle casse comunali entrerà la rata di giugno, pesantemente decurtata per via dell´abolizione dell´Ici sulla prima casa. Un imprevisto che pesa drammaticamente sulle finanze capitoline: «Ma non è vero che il bilancio 2008 ha lasciato scoperti i servizi sociali». Ad ogni modo che la via principale per ristrutturarle sia la riforma della fiscalità locale Causi lo dice da tempo: «Il distretto turistico romano produce imposte per 1,5 miliardi ma nemmeno un centesimo va al Comune». Compartecipazione all´Iva e tassa di soggiorno sono ipotesi già in campo da tempo, ricorda l´ex assessore, che di fronte alle difficoltà presenti ipotizza «un´anticipazione» per Roma delle novità fiscali da parte del Governo. Certo però gridare al «buco» non è stato e non sarà d´aiuto: «Si rischia oltretutto di far passare il messaggio che per chiunque ritenga di dover chiedere soldi al Comune è arrivato il momento di farlo» e si rischia «il declassamento da parte delle agenzie di rating».
 
 

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