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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



12/10/2007 G. Segre - Il Sole 24Ore
Come ti monetizzo la cultura
 
Marco Causi
Età: 51 anni.
L´inizio: nato a Palermo, si è laureato alla Facoltà di Scienze statistiche e demografiche dell´Università «La Sapienza» di Roma. Incontra l´economia della cultura nel 1985, quando è ricercatore del Cles con Paolo Leon. Nel 1995 inizia la carriera di professore nell´Università Roma Tre. L´accademia: è professore associato di Economia politica alla Facoltà di Economia dell´Università Roma Tre.
Oggi: dal 2001 è Assessore alle politiche economiche del Comune di Roma. Membro dell´Alta commissione di studi sul federalismo fiscale, oggi è delegato dell´Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) sul federalismo fiscale. È redattore della rivista «Economia della Cultura».
I primi scritti: partito, alla metà degli anni Ottanta, dalla valutazione dell´impatto economico dei beni culturali, i suoi primi scritti erano dedicati a dare «dignità» economica a un settore beneficiario di spesa pubblica in concorrenza con altri settori. L´introduzione in Italia dell´analisi costi-benefici richiedeva alle amministrazioni dei beni culturali di quantificare il «value for money» delle somme investite, e ciò generava una nuova (e inedita) domanda di analisi economica rivolta alla misurazione dei benefici economici del patrimonio culturale.
L´evoluzione del pensiero: più che il pensiero, si è dovuta evolvere la prassi. Come esperto italiano alla Commissione Europea ha lavorato per l´introduzione del patrimonio culturale fra i settori ammissibili ai finanziamenti da parte dei Fondi strutturali comunitari. Come esperto economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha lavorato per il nuovo regolamento della legge Ronchey e per tutte le nuove norme che in pochi anni hanno raddoppiato l´allocazione di risorse a favore dei beni culturali (estrazione infrasettimanale del Lotto, Cipe, fondi strutturali, fondazioni ex bancarie, incentivi fiscali alle erogazioni liberali ecc.).
Gli ultimi saggi: nel 2006, nel terzo rapporto annuale Federcultura, ha ricostruito la vicenda storica del finanziamento della cultura in Italia, a partire soprattutto dal rapporto pubblico-privato (dove sostiene la tesi della complementarietà e non della sostituibilità) e dal rapporto Stato-autonomie locali (dove sostiene, quasi sempre inascoltato, la tesi del partenariato e del cofinanziamento).
Le proposte: sul versante della finanza pubblica serve instaurare un legame virtuoso fra turismo e beni culturali; servirebbe ad esempio un contributo di soggiorno devoluto ai beni culturali e alla manutenzione dei centri storici. Sul versante della gestione, anche se molta innovazione è stata fatta, molto resta ancora da fare, nell´organizzazione, nelle tecnologie, nei profili professionali, nella formazione, e soprattutto nel pubblico.
Di che cosa si sta occupando: compatibilmente con impegni istituzionali davvero onerosi, dopo sette anni di corso sull´economia dei beni culturali c´è l´idea di un manualetto.
 
Giovanna Segre
Il Sole 24Ore mercoledì 12 Ottobre 2007
 

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