Il debito del Comune di Roma: una sintesi giornalistica
Servono chiarezza e parole
di verità sulla vicenda del debito storico di Roma che riemerge nella polemica
politico giornalistica. Francesco Rutelli ha raccontato sull´Huffington Post
numeri e fatti importanti relativi al 1993-2001. Penso sia utile continuare il
racconto in due direzioni: portandolo fino a febbraio 2008, fissando altri
numeri e fatti della sindacatura di Walter Veltroni; e proseguendo oltre,
perché la crisi e il deragliamento del Campidoglio avvengono, diversamente da
quanto afferma Ignazio Marino, dopo quella data e non si interrompono purtroppo
durante la sua sindacatura.
All´inizio erano 6 miliardi. Questo lo stock di debito
finanziario all´inizio delle giunte Veltroni. La maggior parte dei mutui, risalenti agli anni 80 e
90, servirono a ripianare il deficit corrente del trasporto pubblico non solo
romano ma dell´intero Lazio. Sembra strano ma era proprio così: fino al 1999
l´onere del trasporto pubblico locale dell´intero Lazio era a carico del solo
Comune di Roma. Le giunte Rutelli riuscirono a superare questa distorsione, con
la separazione fra Cotral e Atac, e ridussero il deficit da 700 a 400 miliardi
delle vecchie lire l´anno.
Alla fine erano sette miliardi, ben meno
quindi delle cifre di fantasia fatte circolare per pura polemica politica, in
termini pro capite meno di Milano e Torino (Roma 2480 euro per abitante, Milano 2801, Torino 3446). Poiché la
riforma costituzionale del 2001 introdusse il (sacrosanto) divieto di
finanziare con debito spese correnti, i nuovi mutui contratti dalle
amministrazioni Veltroni servirono solo per investimenti, e soprattutto per le
nuove linee metropolitane B1 e C. Il deficit del trasporto fu inserito nel
bilancio corrente, con l´introduzione di un´addizionale Irpef dello 0,2 per
cento nel 2002, e progressivamente ridotto. Nel 2007 il Consiglio comunale varò
una delibera quadro per la dismissione e valorizzazione urbanistica dei depositi
Atac non più in esercizio, come quello che "Presadiretta" ha mostrato nella
trasmissione del 9 gennaio su Rai3. Ciò avrebbe consentito di azzerare i debiti
Atac, ma nessuna delle giunte in carica dopo di noi ha proseguito su questa
linea di lavoro. La crescita del debito comunale, comunque, fu inferiore in
quegli anni a quella del debito pubblico complessivo nazionale. E la rete delle
metropolitane romane ha oggi venticinque nuove stazioni che migliorano la vita
di centinaia di migliaia di persone.
Una gestione "allegra" del bilancio? Per smentire bastano quattro dati. Primo, durante gli
anni delle amministrazioni Veltroni i dipendenti capitolini sono diminuiti da
circa 27400 a meno di 25000. Mentre i dipendenti delle aziende comunali
restavano invariati. Secondo, gli oneri finanziari si sono ridotti per circa
150 milioni grazie a una congiuntura favorevole dei tassi di interesse e alla
ristrutturazione dei vecchi mutui. Terzo, il contrasto all´evasione tributaria
e tariffaria ha portato nelle casse comunali oltre 800 milioni di euro. Quarto,
l´evoluzione positiva dell´economia romana, che in quegli anni cresceva più
della media nazionale, e l´efficiente gestione dei tributi locali ha generato
un aumento strutturale delle entrate di circa 400 milioni annui al confronto
con il 2001, compensando la parallela riduzione dei contributi erariali.
A proposito di trasparenza. Il primo (e
finora unico) Bilancio Sociale del Comune di Roma. Con queste risorse è stato finanziato, in modo
sostenibile, un ampiamento importante dei servizi pubblici essenziali in una
città che aveva storicamente livelli di servizio del tutto inadeguati: posti
negli asili nido da 8300 a quasi 17000; anziani assistiti dal Comune da 107000
a 182000; disabili assistiti da 6700 a quasi 12000; autobus in esercizio da
3170 a più di 3500, con riduzione dell´età media della flotta da 9,6 a 5,2
anni; chilometri di strade dotate di pubblica illuminazione da 6200 a 7200;
raccolta differenziata dei rifiuti quadruplicata, da 100 mila tonnellate a quasi
400 mila; costruzione degli impianti di trattamento e di termovalorizzazione
che costituiscono a quasi dieci anni di distanza l´unica dotazione della città,
perché nessuna amministrazione successiva ne ha realizzati altri. Tutti questi
dati − sia per le entrate che per le spese − sono facilmente consultabili ed
esposti in modo trasparente nel Bilancio Sociale del Comune di Roma. Venne
redatto per la prima volta nel 2006 e non è mai stato più elaborato e
pubblicato dal 2008. E´ consultabile qui: http://www.marcocausi.it/interno.asp?id_dettaglio=61865&id=130.
Nel 2007-2008 c´era una crisi di
liquidità, le norme speciali del 2008-2010 l´hanno trasformata in crisi da
"extra debito". Da dove, dunque, ha
origine la crisi? Dalla cassa, non dalla sostenibilità del bilancio capitolino.
La Regione Lazio, travolta dalla crisi finanziaria della sanità, smise di
trasferire al Comune per quasi due anni fra 2006 e 2007 le somme spettanti per trasporto,
assistenza, politiche sociali e altro ancora. Per non interrompere l´erogazione
di servizi pubblici fondamentali il Comune fece fronte con i suoi fondi ma a un
certo punto, dopo avere anticipato circa 1,2 miliardi di euro, rimase
semplicemente senza liquidità. Quando Gianni Alemanno approdò in Campidoglio
trovò le casse vuote. Arrivano qui le norme speciali varate nel 2008 e più
volte rimaneggiate fino al 2010, con cui una crisi di liquidità venne
trasformata in crisi da "eccesso di debito", producendo uno stigma nei
confronti delle precedenti amministrazioni.
La bufala dei ventidue miliardi. Per costruire una "massa debitoria" abnorme al debito
finanziario storico vennero sommate altre voci di natura diversa ed eterogenea.
Molti impegni di spesa corrente del Comune, a cui la giunta Alemanno avrebbe
dovuto far fronte, furono spostate sul "debito". Lo stesso per le linee di
credito su cui si finanziavano i cantieri delle nuove metropolitane, che
sarebbero stati aperti ancora per molti anni. E per il contenzioso urbanistico,
i cui oneri sono incerti perché soggetti alle valutazioni giudiziarie in
migliaia di cause intentate contro l´amministrazione con uno svolgimento che
durerà anni e non sempre darà ragione − nel "se" e nel "quanto" − ai proprietari
dei terreni espropriati per motivi di pubblica utilità fin dagli anni 50. Fin
qui saremmo a circa dieci miliardi, tre in più rispetto al debito storico. La cifra di
ventidue miliardi è il prodotto di una fantasia contabile e di una manovra
politica. Si sommano, per arrivare a questo numero, anche gli interessi da
pagare nei prossimi decenni. Sarebbe come se si sostenesse che il debito
pubblico italiano non è di 2.220 miliardi (132 per cento del Pil) ma,
considerando gli interessi dei prossimi decenni, di 4.230 (253 per cento del
Pil).
L´esplosione della spesa. Dovrebbe far riflettere il
fatto, documentato dalla Ragioneria Generale dello Stato nel gennaio 2014, che
l´amministrazione successiva alla nostra ha aumentato di quasi un miliardo le
spese correnti, da 3,2 a 4,1 miliardi, il che è in evidente contraddizione con
la campagna sul "buco" di bilancio che è stata fatta pagare ai cittadini
romani: mentre tutti i Comuni
italiani, insieme allo Stato e all´intera pubblica amministrazione, stringevano
la cinghia negli anni della crisi, Roma espandeva le sue spese correnti del 25
per cento! La Ragioneria Generale dello Stato mostra che l´espansione della
spesa corrente si è concentrata sui contratti delle aziende comunali e sui
capitoli delle politiche sociali. Si tratta esattamente dei due settori su cui
sono esplosi molti dei fenomeni di malcostume e di corruttela perseguiti a
partire da tre anni fa in una miriade di procedimenti giudiziari.
Il deragliamento. Qui c´è un punto storico e politico di enorme importanza,
visto quello che è accaduto in Campidoglio negli ultimi anni e visto il peso
che le vicende capitoline hanno sullo scenario nazionale. Avere alleggerito il
vincolo di bilancio del Comune di Roma attraverso le norme speciali ideate nel
2008-2010, con l´intento politico di colpire i precedenti Sindaci e di aiutarne
il successore, ha contribuito al progressivo e drammatico degrado delle
condizioni amministrative e gestionali del Campidoglio. L´aumento così
significativo, e non controllato, della spesa corrente ha generato il brodo di
cultura per la diffusione di comportamenti devianti e illegali, e comunque
irresponsabili, che hanno incrinato l´istituzione. Incrinature e crepe che il
centrosinistra, tornato in Campidoglio nel 2013 impreparato e inconsapevole, e
in parte inquinato, non è riuscito ad affrontare; e che mi sembra si stiano
manifestando anche con la giunta a cinque stelle.