Agli occhi di molti la discussione sul Documento di Economia
e Finanza (DEF), che il governo deve mandare in Parlamento entro il 10 aprile e
poi a Bruxelles entro il 30, sembra confusa e poco comprensibile. Io credo che
ciò sia conseguenza di due questioni. La prima è che il DEF deve affrontare, su
due distinti piani, non solo una piccola correzione dei conti pubblici nel
corso del 2017 ma anche le strategie a medio termine per la legge di bilancio
del 2018. La seconda è che il permanente
scontro politico in atto in Italia, aggravato purtroppo negli ultimi tempi
dallo scontro all´interno del centrosinistra, offusca all´opinione pubblica alcuni
importanti risultati positivi ottenuti dall´azione di governo, grazie ai quali i
dilemmi che il DEF dovrà sciogliere potrebbero alla fine dei conti diventare
meno complicati.
Comincio dal secondo punto. Ci sono due notizie positive: il
PIL sta andando lievemente meglio del previsto; le entrate tributarie stanno
crescendo grazie all´efficacia di numerose riforme attuate negli ultimi anni.
Con la fine del segreto bancario e la "voluntary disclosure" 60 miliardi di
base imponibile sono definitivamente emersi e messi "in chiaro": ciò produce
effetti di gettito permanenti, al di là dell´una tantum richiesta per la
regolarizzazione. Con l´estensione (ancora non completa) della fatturazione
elettronica e lo "split payment" dell´IVA sulle fatture alla pubblica
amministrazione l´IVA sugli scambi interni è cresciuta di 8,4 miliardi nel 2016
(più 9 per cento). Poiché al centro dell´evasione fiscale c´è l´IVA, con un gap
di circa 40 miliardi che si riverbera poi sulle imposte dirette, si può ben
dire che i provvedimenti avviati dai due precedenti governi a partire dalla
delega fiscale stiano finalmente producendo effetti strutturali nella lotta
all´evasione. Infine va ricordata una riforma di dimensioni più marginali, ma
che potrebbe adesso tornare utile: la nuova accisa sui tabacchi, varata lungo
il 2015, ha reso l´imposta sui prodotti da fumo più equilibrata e flessibile, più
simile nel funzionamento a quelle vigenti nel resto d´Europa, anche se il
carico fiscale medio su questi prodotti e il loro prezzo di mercato restano in
Italia molto più bassi.
Veniamo adesso al DEF. Le buone notizie che ho appena
descritto dovrebbero agevolare la correzione dei conti in corso d´anno, forse
riducendone anche la dimensione, e fornire un apporto positivo nei prossimi
anni. Non bastano però a risolvere il problema di medio termine, dal 2018 in
poi. Qui le questioni di maggiore rilievo sono due: gli obiettivi da concordare
con l´Unione Europea, le clausole di salvaguardia (cioè il paventato aumento
indiscriminato dell´IVA). E´ evidente che l´obiettivo di un deficit 2018
dell´1,2 per cento del PIL sia da ricontrattare e da portare il più vicino
possibile al 2 per cento: Padoan è impegnato in una trattativa proprio su
questo punto. Non conviene a nessuno in Europa che l´Italia torni in recessione
per effetto di inutile "austerity". La stessa Commissione Europea ha stimato
che, in conseguenza del peso dell´Italia e della sua interdipendenza con gli
altri paesi, una nuova recessione italiana (con crisi del debito pubblico)
costerebbe agli altri paesi mezzo punto di crescita per due anni.
Sulle clausole di salvaguardia va fatta chiarezza: non sono
un´eredità dei governi di questa legislatura, furono in verità introdotte in
uno degli ultimi decreti Berlusconi-Tremonti (n. 138 dell´agosto 2011). Monti
le ha mantenute, pur ridisegnandole. Letta e Renzi le hanno limate e hanno evitato
anno dopo anno che scattassero in via automatica. Può darsi che anche nel 2018
- una volta modificato l´obiettivo di deficit e registrato (e rafforzato) l´aumento
delle entrate tributarie derivante dalla riduzione dell´evasione IVA - una
nuova soluzione parziale sia raggiungibile, rimandando alla prossima
legislatura la soluzione definitiva.
Resta il fatto, tuttavia, che la manovra per il 2018 non
potrà non contenere azioni di spesa aggiuntiva a sostegno della crescita e
dell´occupazione (sgravi di imposte e contributi sul lavoro, soprattutto per i
giovani; aumento degli investimenti pubblici). Con quali coperture finanziarie?
Saranno sufficienti l´aumento strutturale delle entrate e i proventi di
ulteriori misure anti-evasione? Su questi nodi dovrà esprimersi il DEF che Gentiloni
e Padoan stanno preparando. Un potenziale bacino di risorse aggiuntive potrebbe
derivare dallo sfoltimento dei numerosi − e non sempre efficaci − regimi di
agevolazione tributaria, partendo anche qui dall´IVA. Finanziare in questo modo
una riduzione del carico tributario e contributivo sul lavoro ha effetti positivi
non solo sulla crescita ma anche sulla distribuzione del reddito: il beneficio
netto andrebbe a vantaggio del 50 per cento delle famiglie meno ricche del
paese, con benefici crescenti al diminuire del reddito.
Può sembrare politicamente ingiusto che un governo che ha
soltanto un anno di vita residua sia tenuto a produrre strategie a medio
termine, a pochi mesi dalla scadenza elettorale. E però pensiamo per un attimo
allo scenario alternativo, di un governo che dovesse annunciare che ogni
decisione viene rimandata alla futura legislatura, lasciando incertezza su
clausole di salvaguardia e rispetto degli obiettivi di bilancio. Non è
difficile prevedere una veloce ventata di sfiducia, con l´aumento dei tassi di
interesse sul debito pubblico italiano. Il costo politico sarebbe, ovviamente,
comunque a carico del PD e del centrosinistra. E´ meglio in tutti i sensi
dimostrare che PD e centrosinistra sono in grado di progettare il futuro. In
questo passaggio l´Europa deve aiutare l´Italia; mai come adesso però l´Italia deve mostrarsi in grado di aiutare sé
stessa.