I democratici e le tasse
La legislatura cominciata nel 2013 ha portato molte novità
in campo tributario. La principale rappresenta un fatto davvero storico: la
fine del segreto bancario e la firma degli accordi multilaterali e bilaterali
(compresi Svizzera e Panama) che consentono la tracciabilità dei movimenti finanziari.
Un nuovo mondo in cui a tutti conviene la trasparenza fiscale: i pochi
rimanenti paradisi sono molto rischiosi per le somme lì inviate - rischi
finanziari, costi esorbitanti e rischi penali legati al nuovo reato di
autoriciclaggio.
In questo nuovo mondo anche l´amministrazione tributaria
deve cambiare verso, passare da una cultura punitiva ex post a prassi di
collaborazione ex ante che incentivino la fedeltà dei contribuenti e riducano i
costi degli adempimenti. Lo abbiamo fatto con la delega fiscale, predisposta in
Parlamento durante il governo Letta e attuata dal Governo Renzi quasi
interamente (mancano all´appello la riforma del catasto e la riorganizzazione
delle agenzie fiscali). Da lì nascono dichiarazione precompilata e fatturazione
elettronica, tutoraggio delle imprese e riforma degli interpelli.
Classificando il bonus Irpef come taglio dell´imposta, la
pressione fiscale è scesa da 43,6 per cento nel 2012 a 42,3 nel 2016. Un
risultato notevolissimo, che ha beneficiato in parte le famiglie e in parte le
imprese. A queste sono stati forniti potenti incentivi a investire: aliquota al
24 per cento; detrazione per gli apporti di capitale, per la prima volta estesa
anche alle piccole e micro imprese; super-ammortamento.
Molto però resta da fare, sia nell´ultimo scorcio di
legislatura sia nel medio termine. A livello europeo e internazionale si
giocano partite importanti quanto quella del segreto bancario. In prima linea
ci sono i nuovi strumenti per contrastare l´elusione fiscale delle grandi
multinazionali e l´importante proposta italiana per un´imposta europea armonizzata
sulle banche. L´imposta servirebbe a finanziare i salvataggi delle banche in
crisi, evitando così di caricarli sui contribuenti, e un sussidio europeo di
disoccupazione. Sarebbe un decisivo passo avanti per l´integrazione dei paesi
euro (geometria variabile). Grazie alla Brexit l´obiettivo è oggi più a portata
di mano, visto che è stato proprio il Regno Unito a opporsi da sempre all´armonizzazione
fiscale.
Il PD è il partito della responsabilità fiscale, quello che
dice la verità ai cittadini: per ridurre gradualmente e senza macelleria
sociale il nostro enorme debito dobbiamo mantenere a lungo nel tempo un
adeguato avanzo dei conti pubblici. Non possiamo allontanarci da questa
posizione, e non per astratti motivi di rigorismo bensì perché il mercato
politico italiano è già strapieno di proposte fiscalmente irresponsabili e se
noi cedessimo verso quelle posizioni faremmo un favore ai nostri avversari: l´originale,
si sa, è sempre meglio della copia.
Qui c´è un punto importante anche per la nostra discussione
congressuale. La riduzione della pressione fiscale deve continuare, insieme
alla razionalizzazione della spesa pubblica, ma non dobbiamo dare l´impressione
che le tasse per noi siano tutte uguali e che vadano abbassate indistintamente.
Le tasse più importanti da limare in vista di crescita ed equità sono quelle su
lavoro e impresa. Visto che sul versante impresa abbiamo già fatto molto,
dovremmo adesso concentrarci sul lavoro. Nell´immediato, come stanno studiando
Gentiloni e Padoan, con la riduzione dei contributi sociali. Nel medio periodo
con un programma pluriennale sull´Irpef.
La riduzione delle tasse sul lavoro ha effetti positivi
anche se è ottenuta, parzialmente o totalmente, con una ricomposizione del
prelievo. Ricomporre il prelievo fiscale in modo che sia sempre più growth friendly è una delle
raccomandazioni che ci viene dall´Europa. Diversamente da altri, questo
indirizzo non è frutto di stupidità burocratica, e sbaglieremmo a pensarla
così: è una linea coerente con le migliori pratiche internazionali e con l´ispirazione
ideale e valoriale del PD, un partito che vuole portare l´Italia verso più
crescita e minori diseguaglianze.