Accordo Italia-Francia sulla nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Intervento di replica del relatore Marco Causi in Commissione affari esteri della Camera, 14 dicembre 2016
A quasi venti giorni di distanza dall´avvio dei lavori sull´AC
4151, avvenuto il 25 novembre, penso che abbiamo raccolto, anche grazie alle
audizioni effettuate il 13 dicembre, un vasto materiale di conoscenza e di
informazioni. Un materiale sufficiente a rendere più solido e consapevole il
percorso che porta alla ratifica dell´Accordo fra Italia e Francia per l´avvio
dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea
ferroviaria Torino-Lione fatto nel 2015, e dei connessi Protocollo addizionale
e Allegato contenente il Regolamento dei contratti.
Ringrazio la Presidenza della Commissione affari esteri
della Camera dei Deputati per la decisione di effettuare alcune audizioni, che
non erano state previste durante l´esame di questo importante provvedimento al
Senato. A mio avviso la discussione pubblica è tanto più efficace, democratica
e partecipata quanto più è informata e capace di confrontare punti di vista
differenti. Questo abbiamo fatto con le audizioni, le quali hanno fatto
emergere opinioni divergenti − una cosa, peraltro, ben nota alla luce del
dibattito che da anni circonda il progetto della Torino Lione. E tuttavia la
sede in cui tali opinioni sono state manifestate, una sede parlamentare alta e
libera, e al tempo stesso seria e rigorosa, ha permesso che ciascuna e ciascuno
delle/degli audite/i affrontassero il tema in modo specifico, andando nel
merito delle questioni, senza fughe di tipo ideologico. E di questo ringrazio
tutte e tutti le/gli auditi/e.
E´ molto probabile che sul piano strettamente politico le
opinioni ormai consolidate dei diversi gruppi parlamentari sul progetto
infrastrutturale transnazionale e sul relativo Accordo fra Italia e Francia non
si modificheranno. E´ però mio auspicio che la discussione, anche serrata,
possa svolgersi, all´interno dell´aula di Montecitorio e all´esterno di essa,
tenendo conto fino in fondo e con onestà intellettuale e politica dei materiali
che abbiamo raccolto e che offriamo, anche al di fuori del Parlamento, alla
valutazione e discussione pubblica.
Non si tratta, badate, di un auspicio formale. Siamo tutti e
tutte, chi pro tempore in maggioranza e chi pro tempore all´opposizione, dirigenti politici del nostro paese e dobbiamo
assumerci le relative responsabilità. Tutte e tutti siamo a conoscenza dei
gravi problemi di ordine pubblico che nel corso degli anni sono stati generati
dall´uso strumentale dell´opposizione a questo progetto da parte di gruppi
estremistici di oscura matrice: oltre 200 assalti al cantiere fra 2011 e 2016,
circa 500 feriti tra le forze dell´ordine, sabotaggi alle imprese impegnate nel
cantiere, atti di violenza nei confronti dei lavoratori e dei loro luoghi di
ritrovo, atti di sabotaggio nei confronti di treni sulla linea storica, 38
condanne penali in secondo grado per circa 120 anni di carcere.
Io credo che sia nostro dovere condannare, in modo unanime, ogni
atto che usi la violenza e l´intimidazione di stampo criminale contro i
cantieri della Torino Lione. E credo che dovremmo tutte e tutti, in modo
altrettanto unanime, ringraziare le forze dell´ordine e la magistratura per
l´impegno eccezionale e difficile che hanno messo in campo in questi anni per
tutelare la legalità e difendere i diritti di cittadini e lavoratori.
La qualità della nostra discussione in Parlamento, la
responsabilità che sapremo mostrare nella comunicazione esterna, non sono
fattori ininfluenti, e spero che ne siamo tutte e tutti consapevoli.
Dai materiali che abbiamo raccolto traggo una sostanziale
conferma dell´impianto generale della relazione proposta il 25 novembre, ma
anche molti elementi che richiedono integrazioni, nonché ulteriori riflessioni
e sottolineature. Li enumero di seguito puntualmente, lasciando alla fine di questa
elencazione lo spazio per una, ed una sola, considerazione politica.
1)
Abbiamo agli atti la comunicazione ufficiale
della Commissione Europea che, nel confermare il cofinanziamento al 40 per
cento per l´opera oggetto dell´accordo (il tunnel transfrontaliero), ricorda
che la legge di ratifica va approvata entro il primo gennaio 2017. E´ così
anche per la Francia, e infatti il Parlamento francese (Assemblée Nationale) ha programmato la ratifica in aula il 22
dicembre.
2)
La nuova linea ferroviaria Torino Lione non è ad
alta velocità. Dovendo andare in galleria, ovviamente sotto il Moncenisio ma
anche per altri tratti di adduzione sia in Italia che in Francia, le normative
esistenti prescrivono velocità molto più basse sia per i convogli merci sia per
quelli passeggeri di quelle consentite sull´alta velocità. Non è quindi
corretto usare, parlando del progetto su cui Italia e Francia hanno
sottoscritto l´Accordo da ratificare, il termine "TAV", ovvero "TGV". Potrebbe sembrare,
questa, una questione di mero formalismo definitorio, ma sappiamo bene che nomina sunt consequentia rerum, e
dobbiamo evitare − ferme le diverse opinioni sull´opera − che siano invece le
cose a diventare conseguenza di un nome sbagliato.
3)
Il traffico che attraversa l´arco alpino
occidentale è, anche dopo la crisi, stabile fra i 4/5 milioni di tonnellate al
mese, ma la sua composizione modale è assolutamente distorta: 91 per cento su
strada, solo 9 per cento su ferrovia. Sulla direttrice Italia-Svizzera le
politiche ambientaliste del governo svizzero, aventi l´obiettivo di ridurre
inquinamento e congestione generati dal trasporto su gomma, hanno prodotto una
modificazione strutturale della composizione modale, con il trasporto
ferroviario arrivato quasi al 70 per cento grazie all´apertura di nuovi tunnel
moderni (Loetschberg nel 2007, Zimmerberg nel 2010) e destinato ad aumentare
ulteriormente con l´imminente apertura del Gottardo. In Austria, dove la gomma
pesa ancora per il 67/68 per cento, si lavora al nuovo tunnel del Brennero, anch´esso
prioritario nell´ambito della strategia europea delle reti di trasporto.
4)
L´aberrante distorsione modale sulla direttrice
Italia-Francia comporta il transito annuale di 2,7 milioni di TIR, di cui 1,3
attraverso Ventimiglia e il resto equamente diviso fra autostrada del Frejus e
autostrada del Monte Bianco. I costi ambientali di questa situazione sono molto
ingenti, a svantaggio non solo dei territori di frontiera alpina del Piemonte,
ma anche, forse soprattutto, di quelli del Ponente ligure, sull´intera
direttrice Genova-Ventimiglia.
5)
Il problema non può essere risolto con
interventi di ammodernamento del traforo ferroviario del Frejus, il più antico
traforo alpino, per motivi tecnici ben spiegati nel corso delle audizioni, ai
cui materiali rimando.
6)
L´attuale progetto della nuova linea ferroviaria
Torino Lione, ivi compreso il tunnel transfrontaliero i cui lavori di
costruzione potranno entrare in fase operativa in seguito alla ratifica
dell´Accordo del 2015, è molto diverso da quello iniziale. Le critiche
pressoché generali e l´opposizione alla prima versione del progetto hanno
prodotto il risultato di un cambiamento radicale. Nel progetto iniziale si
prevedeva la realizzazione interamente in nuova sede di 82 km di linea, con un
costo complessivo di quasi 9 miliardi per la sola parte italiana. Il nuovo
progetto limita a soli 14 km la costruzione di linea in nuova sede e massimizza
il riutilizzo e l´ammodernamento della linea storica esistente, oltre che di
altre infrastrutture, venendo così in sostanza incontro alle critiche rivolte
all´originaria proposta. Il consumo di suolo si riduce notevolmente. Il costo
per l´Italia si abbassa a circa 2,6 miliardi per la sezione transfrontaliera e
1,9 miliardi per le linee di adduzione. E´ utile rammentare che il costo è
superiore per la Francia, poiché la distanza fra Lione e il tunnel
transfrontaliero è di 150 km, contro i 60 di Torino. Il costo dell´adeguamento
delle tratte di adduzione francesi è stimato fra 5 e 7 miliardi.
7)
La riprogettazione è frutto di un cambiamento di
rotta e di un rilevante impegno del Governo italiano che, anche scontando significativi
ritardi e la necessità di riprogrammare insieme a Francia e Unione Europea il
calendario delle realizzazioni, ha accettato a partire dal 2006-2007 un
confronto aperto, in sede progettuale e in sede partecipativa, per superare
tanti elementi critici ampiamente condivisi. Una prima modifica fondamentale è
stata il trasferimento dell´imbocco della galleria geognostica italiana da Venaus
a Chiomonte. Un ruolo importante per questo lavoro di ridefinizione del
progetto è stato svolto dal Tavolo istituzionale di Palazzo Chigi e
dall´Osservatorio tecnico. Quest´ultimo ha cominciato i suoi lavori il 12
dicembre 2006 e ha tenuto, ad oggi, 218 sessioni di lavoro, 300 audizioni, di
cui circa 70 internazionali; ha costituito 12 gruppi di lavoro su temi
specifici per ulteriori 50 sessioni di lavoro.
8)
Con questa nuova configurazione l´analisi
costi-benefici dell´opera diventa positiva, a differenza di quelle effettuate
sul vecchio progetto da alcuni analisti indipendenti che, grazie alle loro
analisi, convinsero il Governo (siamo nel 2006-2007) a riconsiderare in modo
critico l´intervento. Il nuovo progetto, quello che partirà dopo la ratifica dell´accordo,
porterà secondo le analisi fornite dal Certet − Università Bocconi benefici
economici superiori ai costi a condizione che lo spostamento modale arrivi al
50 per cento, e cioè se si riesce a eliminare dalle strade circa 1,3 milioni di
TIR l´anno. I principali beneficiari del progetto sono le collettività locali
per i minori danni ambientali derivanti da inquinamento e congestione, i
soggetti che pagano il trasporto delle merci (quindi le industrie, in
particolare italiane e francesi) e i gestori ferroviari, mentre altri soggetti
subiscono perdite, in particolare i gestori autostradali.
9)
La realizzazione dell´opera è affidata ad una
società di diritto pubblico francese, di cui sono azionisti paritari i due
Stati. Un elemento molto qualificante dell´Accordo è che agli appalti di questa
società viene applicata, anche sul lato francese, la normativa italiana delle
informazioni antimafia, le regole cioè volte a evitare infiltrazioni della
criminalità organizzata negli appalti pubblici (decreto legislativo 159 del
2011). La procedura è quella della costituzione di white list previa il controllo da parte delle autorità prefettizie,
riunite in questo caso in una Struttura binazionale paritetica. Questa
importante normativa è contenuta nel Regolamento dei contratti allegato al
Protocollo addizionale.
10) Alcuni
eccepiscono sulla scelta societaria nell´ambito del diritto pubblico francese.
La questione è molto interessante, poiché fa emergere il fatto che il diritto
pubblico francese è più flessibile e aperto di quello italiano sulla
configurazione delle società di proprietà pubblica che svolgono a loro volta
attività pubbliche - nella gestione industriale di servizi, come ad esempio
l´acqua, le case popolari, eccetera, ovvero, come nel nostro caso, nella
costruzione e gestione di un´infrastruttura. In Italia, anche dopo il
referendum del 2011 che ha ricondotto il paese nell´alveo delle regole
comunitarie, restiamo fermi all´antica azienda speciale oppure alla Società per
Azioni "in house". In Francia invece esistono sul piano giuridico forme
societarie di emanazione pubblica che non sono SpA ma che superano i vincoli
delle nostre aziende speciali. La mia opinione è che in questo campo la
legislazione francese (e anche quella tedesca) sia più avanzata della nostra e
che il promotore pubblico TELT sia più garantito nell´esercizio della sua
missione, che ha natura gestionale-industriale ma che deve rigorosamente
attenersi a una logica pubblicistica (e cioè senza profitti e senza
contendibilità sul mercato dei capitali), di quanto potrebbe essere se il suo
"vestito" societario venisse scelto nell´ambito del diritto italiano.
11) Un´altra
critica "in punta di diritto" è stata avanzata sul fatto che un precedente
Accordo italo-francese (del 2001) collegava la costruzione della nuova
infrastruttura alla saturazione di quella esistente. Sul piano giuridico va
ricordato che un successivo Accordo (del 2012), ratificato con legge n. 71 del
23 aprile 2014, ha sostituito quello del 2001. Sul piano sostanziale è più
rilevante proporre una riflessione sul termine "saturazione" per
un´infrastruttura obsoleta e fuori mercato, per la quale è impossibile
intercettare la domanda. L´autostrada A10 è molto vicina alla saturazione in
termini di carico, ma purtroppo lo storico collegamento ferroviario del Frejus
non è un´alternativa. Dal punto di vista logico e analitico la saturazione non
è indipendente dalla tecnologia: un prodotto obsoleto è semplicemente non più
utilizzato perché la sua capacità di offerta si riduce, al confronto con i
nuovi prodotti, verso lo zero. Se la domanda, che mettiamo a numeratore, tende
a zero, e l´offerta, che mettiamo a denominatore, tende anch´essa a zero,
diventa impossibile, e direi inutile, calcolare la saturazione. Alla luce dei dati
tecnici che abbiamo acquisito agli atti, sembra sia proprio questa la
situazione della storica infrastruttura ottocentesca del Frejus.
12) Sulla
questione delle normative antimafia, l´audizione del Coordinatore del Comitato di Coordinamento per l´Alta Sorveglianza delle Grandi
Opere presso il Ministero degli Interni, Comitato di cui fanno parte tra gli
altri Anac, Direzione Nazionale Antimafia, Direzione Centrale della Polizia
Criminale e Direzione Investigativa Antimafia, che eserciterà le sue funzioni anche,
ovviamente, sulla Torino Lione, ha chiarito bene le norme e le procedure
esistenti, introdotte anche da legislazione recente; ha messo in luce la loro
incisività, anche al confronto con gli altri paesi europei, compresa la
Francia; ha sottolineato che l´adozione di questo apparato di norme e procedure
in uno Stato diverso dall´Italia costituisce un successo per il nostro paese; ha
esposto l´unico punto, inevitabile, di difficoltà, collegato al segreto
istruttorio sulle indagini penali in corso, che può generare il ritardo
nell´adozione dei provvedimenti interdittivi fino a quando l´istruttoria non
viene chiusa.
13) La Commissione ha registrato due altre critiche "in punta di diritto" in
merito: a) alla gerarchia delle fonti fra Accordo, Protocollo addizionale e
Regolamento dei contratti; b) all´effettiva applicabilità delle normative
antimafia in Francia, anche in relazione alla questione precedente di gerarchia
delle fonti. Riguardo al punto a) è bene ricordare che sia l´Accordo (art. 2)
sia il Protocollo (art.3) fanno esplicito riferimento ad un Regolamento dei
contratti che il promotore pubblico dovrà adottare per contrastare le
infiltrazioni mafiose. Pertanto il Regolamento allegato all´Accordo e al
Protocollo, è pienamente integrato con essi e anzi li completa e li rende, in
termini tecnici, "auto-applicativi" (self-executing),
evitando con ciò che gli Stati nazionali (in questo caso la Francia) debbano
ricorrere, insieme alla ratifica, alla determinazione di ulteriori norme di
legge di dettaglio.
14) Riguardo al punto b) è stato chiarito durante le audizioni che la
ratifica dell´Accordo da parte del Parlamento equivale a norma di legge
interna, e cioè che lo Stato francese con la ratifica "apre" il proprio
ordinamento interno a norme che i giudici nazionali dovranno applicare, poiché
così si è impegnato lo Stato sul piano dell´ordinamento internazionale. Dato
che il Parlamento francese è impegnato in questi giorni nell´iter legislativo
della ratifica, è interessante riportare cosa viene scritto su questo punto
dagli uffici legislativi dell´Assemblée
Nationale, nella relazione
parlamentare sul progetto di legge (riporto la citazione in lingua originale, per
evitare di distorcerne il contenuto con una traduzione): "Bien
que largement inspiré du corpus juridique italien auquel son article 3 fait
renvoi, les dispositions du règlement des contrats ne remettent en cause, ni
les règles françaises applicables en matière de marchés publics, ni les
compétences de police administrative incombant à l´administration française, ni
l´existence d´un contrôle juridictionnel effectif sur les décisions qui seront
prises. Tout d´abord, l´article 1er, alinéa 2, du règlement
des contrats précise que ses règles viennent en complément de celles
applicables aux contrats passés par le promoteur public conformément aux
dispositions des articles 6 et 10 de l´accord du 30 janvier 2012 qui, pour
mémoire, prévoient l´application du droit public français à la quasi-totalité
des contrats conclus par TELT. Ainsi, comme le souligne l´article 4, alinéa 1,
du règlement des contrats, les vérifications conduites dans le cadre du
dispositif anti-mafia mis en place reposent sur l´examen de motifs d´exclusion
supplémentaires à ceux prévus par l´ordonnance du 23 juillet 2015 relative aux
marchés publics. En outre, la composition de la structure binationale
paritaire, appelée à statuer selon le principe de la codécision sur les
demandes de vérifications antimafia, et les modalités d´intervention de cette
structure, précisées aux articles 5 et 8 du règlement des contrats,
garantissent le contrôle par les autorités administratives et judiciaires
françaises de la mise en œuvre des dispositions envisagées. Ainsi, toute
décision nécessite un commun accord entre les deux préfets, français et
italien, constituant la structure binationale (article 5, alinéa 1, du
règlement des contrats), tout comme le programme de travail des divers
collaborateurs qui seront appelés à assister chacun des préfets (article 5,
alinéa 2, du règlement des contrats). De même, le règlement des contrats
prévoit que l´instruction des demandes de vérifications antimafia soit conduite
par le préfet de l´Etat d´appartenance de l´entité concernée (article 8, alinéa
1) et que ce même préfet reprenne à son compte la décision conjointe qui sera
prise par la structure binationale (article 8, alinéa 5). La décision
préfectorale, communiquée par le promoteur public à l´entreprise se voyant
refuser l´inscription sur la liste des prestataires autorisés à contracter avec
TELT, pourra être contestée devant le juge administratif français ou italien
selon le cas (article 8, alinéa 5 et article 9, alinéa 2, du règlement des
contrats). Ainsi définie, la mise en œuvre du règlement des contrats ne devrait
nécessiter que l´intervention d´un texte de nature réglementaire pour désigner
le préfet français, composant avec son homologue de Turin, la structure
binationale et compétent pour prendre toute décision en relevant, « par dérogation aux
dispositions relatives à la compétence territoriale » (article
8, alinéa 6, du règlement des contrats)."
Come si vede bene, in sostanza, il Parlamento
francese non evidenzia problemi di tipo legislativo, ovvero di gerarchia delle
fonti. Sottolinea che la normativa antimafia di derivazione italiana è
compatibile con le norme europee e nazionali sulla concorrenza e con le vigenti
norme interne anti-corruzione e conclude con l´indicazione che l´unico atto
necessario per l´attivazione del Regolamento dei contratti sui lavori della
Torino Lione ai sensi dell´Accordo che si sta ratificando è un provvedimento
amministrativo che designi il prefetto francese che, insieme al prefetto di
Torino, possa costituire la struttura binazionale che eserciterà le competenze
per le verifiche antimafia, l´accesso alla white
list e gli eventuali provvedimenti interdittivi.
In conclusione, nello svolgimento del compito
di relatore assegnatomi dalla Commissione III sull´AC 4151 mi sembra di potere
affermare che il vero punto fondamentale che porta alcuni partiti e movimenti
politici a manifestare opposizione nei confronti di questo intervento sia da
collegarsi al mancato riconoscimento delle radicali modifiche che all´attuale
progetto sono state apportate in confronto con quello iniziale. Si tratta
ovviamente di una posizione legittima, finché sostenuta all´interno delle
regole della legalità e del confronto democratico, e tuttavia si tratta anche
di una posizione che, paradossalmente, tende a non riconoscere che il movimento
di opinione contrario alla Torino Lione ha ottenuto risultati rilevanti, poiché
ha in sostanza costretto il Governo a ripensare il progetto iniziale e ad
accogliere molti elementi di critica. Sul piano politico questo sarebbe
catalogabile come un successo del movimento, e direi anche delle istituzioni, e
tuttavia questo successo non viene rivendicato. Al contrario, a me sembra un
segnale positivo di una dinamica feconda fra istituzioni e società civile nel
nostro paese.