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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



19/05/2016 M.Causi
L´accordo fiscale fra Italia e Panama

Accordo fiscale Italia-Panama

Intervento in aula a Montecitorio di Marco Causi, 17 maggio 2016

C´è innanzitutto da chiarire perché, come molti hanno detto nel corso della discussione, arriviamo a ratificare così tardi questo accordo bilaterale, siglato nel 2010. Il motivo è molto semplice: Panama è una giurisdizione che ha, in passato, fino all´anno scorso, rifiutato l´adesione agli accordi multilaterali, preferendo, invece, un approccio in termini di accordi bilaterali. E´ appunto per questo, nell´intesa fra i vari Paesi, che si è voluto evitare di firmare i bilaterali, anche come arma di pressione per convincere Panama ad aderire ai trattati multilaterali.

Questo è avvenuto l´estate scorsa; l´estate scorsa Panama ha avviato la procedura, all´interno del Global Forum dell´OCSE, per aderire ai Common Reporting Standards (CRS) cambiando atteggiamento. Ricordo che i CRS prevedono lo scambio automatico di informazioni fiscali e finanziarie. La fine, insomma, del segreto bancario. Ed è appunto per questo che, proprio l´estate scorsa, il Governo italiano ha riavviato l´approvazione dell´accordo bilaterale, ben prima che arrivassero le notizie giornalistiche che oggi fanno molta gola e permettono di dire tante superficialità e inesattezze sulla ratifica che il Parlamento deve approvare dell´accordo bilaterale. 

L´estate scorsa Panama decide di aderire ai Common Reporting Standards e avvia la procedura di confronto nella sede dell´OCSE. L´ultima pressione internazionale si è manifestata neanche un mese fa in occasione del G20 di Washington, con un documento molto duro firmato dai grandi paesi e, pochi giorni fa, è arrivata la notizia che l´adesione di Panama è stata ratificata dall´OCSE, e cioè che Panama ha accettato le prescrizioni di trasparenza e di scambio di informazioni richieste dalla comunità internazionale.

Anche Panama, insomma, entra nell´approccio multilaterale alla trasparenza fiscale e finanziaria. Com´è successo con la Svizzera, con il Liechtenstein e con tanti altri Paesi che si stanno avviando a smettere di essere paradisi fiscali. Gli accordi multilaterali hanno però tempi di attuazione lunghi, ed entrano in vigore nel 2017 o nel 2018. E´ utile e necessario allora, esattamente come lo è stato con la Svizzera, varare un accordo bilaterale che consenta lo scambio di informazioni su richieste puntuali delle due giurisdizioni. L´accordo in questione, tra l´altro, permette l´accesso alle informazioni bancarie e non solo a quelle fiscali, ed estende l´accesso agli ultimi tre anni. Alla luce delle recenti notizie emerse su Panama è di grande importanza ratificare velocemente questo accordo, perché l´Agenzia delle entrate, come ci ha comunicato in audizione in Commissione finanze, ha già cominciato le ovvie, necessarie, indispensabili procedure di accertamento nei confronti dei contribuenti compresi nelle liste divenute pubbliche. In assenza dell´accordo che oggi stiamo discutendo mancherebbero all´Italia le basi legali per procedere alla richiesta di informazioni.

Troppo spesso, quando si parla di tali questioni, sento atteggiamenti secondo il detto «il meglio è nemico del bene». Vi ricordo, qualche mese fa, quando approvammo la voluntary disclosure un dibattito molto simile: alcuni dicevano che era troppo dura, che nessuno avrebbe mai aderito; altri dicevano che era troppo blanda, e che mai e poi mai la Svizzera avrebbe rinunciato al segreto bancario. Invece la Svizzera ha rinunciato e in tanti hanno aderito. Oggi, con la voluntary disclosure, a parte i 4 miliardi di gettito, l´Agenzia delle entrate ha aperto 500.000 accertamenti. Ci sono cioè 500.000 posizioni fiscali che diventeranno in bianco e che non saranno più in nero. È un grande passo avanti: il segreto bancario sta crollando e stiamo costruendo un nuovo mondo. Un processo possibile grazie all´esercizio di una forte e continuata iniziativa internazionale. 
  

Voglio ricordare che in questo campo, come in altri, è stato molto importante, dopo il 2008, con l´amministrazione Obama, il cambio di prospettiva e di strategia degli Stati Uniti: gli Stati Uniti sono scesi in primissima linea nella lotta all´evasione ed elusione fiscale internazionale e la forza, la potenza, degli Stati Uniti ha trascinato tutti gli altri, a partire dalla Svizzera − alla quale l´amministrazione USA ha minacciato, in caso di mancata adesione ai nuovi standard di trasparenza e di scambio di informazioni, la revoca delle licenze per l´esercizio dell´attività bancaria negli Stati Uniti. 
  

Ma in questa partita anche il ruolo dell´Italia è stato attivo e importante, e sarebbe stolto non riconoscerlo solo per motivi di contrapposizione politica. A livello europeo, ad esempio, i CRS sono stati approvati con una direttiva europea durante la Presidenza italiana, nel secondo semestre del 2014. Per iniziativa dell´Italia e degli altri grandi Paesi, come Germania e Francia, l´8 dicembre 2015 è stato approvato lo schema di direttiva europea che introduce lo scambio automatico obbligatorio in materia di ruling preventivi. E l´8 marzo 2016 è stato raggiunto l´accordo politico su una nuova direttiva che introduce la possibilità di estendere lo scambio automatico di informazioni fra gli Stati membri ai rendiconti e ai bilanci delle imprese multinazionali, per arrivare all´obiettivo, che è il prossimo passo da fare, di avere una piena trasparenza su come le grandi imprese multinazionali collocano i loro profitti tra le varie giurisdizioni e potere, quindi, contrastare pratiche fiscali elusive e dannose. 
  

L´Italia ha già approvato la normativa primaria relativa a questo tema e la nuova direttiva va in armonia con il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) dell´OCSE. I Governi italiani di questa legislatura, Letta e Renzi, non sono stati inerti, anzi sono stati fra i più importanti attori dell´azione internazionale per il contrasto all´evasione ed elusione fiscale. Un contributo di grande rilievo è stato fornito da Piercarlo Padoan, che proprio di questi temi si occupava nell´incarico che ricopriva all´OCSE prima di assumere la funzione di Ministro dell´economia nel Governo italiano.

Quindi, bene il Governo, bene l´iniziativa dell´Italia, sbagliato dire che l´Italia non ha una politica su questo o che l´Italia non c´è. Anzi mentre su altri temi, ad esempio sulla politica economica, fra Paesi del sud Europa e Paesi del nord Europa emergono spesso opinioni contraddittorie, su questi temi di contrasto all´erosione delle basi imponibili c´è un forte accordo fra nord e sud Europa, ad esempio fra Italia e Germania. Eventualmente le legislazioni e le giurisdizioni storicamente più riottose ad allinearsi sono quelle di matrice anglosassone. Ma la nuova posizione degli Stati Uniti, che dobbiamo auspicare non verrà modificata dalla prossima amministrazione, ha fatto, da questo punto di vista, davvero cambiare il mondo e mi dispiace che molti partiti d´opposizione non se ne  accorgano.

In chiusura vorrei ricordare che l´attività del Governo italiano ha consentito di superare il segreto bancario e di avere uno scambio di informazioni senza segreto bancario con Paesi come la Svizzera, come la Santa Sede, come Liechtenstein, Monaco, Andorra e ancora di modificare il rapporto fiscale con Hong Kong, con le isole Cook, con l´isola di Man, con Gibilterra, con Cayman, con Jersey. Oggi i CRS sono stati firmati da 101 Paesi: non soltanto Panama ha aderito sotto la spinta internazionale ma anche, ad esempio, il Bahrain, il Libano, Vanuatu. Erano 80 quando è stata firmata la convenzione internazionale, nel 2014, a Berlino, adesso sono 101.

Il difficile lavoro e la pressione internazionale stanno funzionando, anche se ancora tanta strada è da percorrere. Il contrasto multilaterale all´evasione ed elusione fiscale internazionale è fondamentale per governare le dinamiche suscitate dalla globalizzazione. Al mercato va restituita trasparenza e concorrenza, agli Stati va restituita la giurisdizione e la possibilità di conoscenza e di eventuale ripartizione delle basi fiscali prodotte all´interno dei singoli sistemi nazionali. E inoltre c´è un importante obiettivo culturale e politico in questo lavoro: gli operatori economici nel mondo globalizzato, un mondo che ha dei pro ma anche dei contro, devono imparare ad utilizzare tutte le opportunità della globalizzazione, ma devono anche imparare ad essere corretti, trasparenti e fiscalmente responsabili. 
  

Il gruppo del Partito Democratico vota convintamente di «sì» a questo accordo bilaterale con Panama, perché non è più contrastante con gli accordi multilaterali bensì coerente con essi, e invita il Governo a procedere sulla strada di una costante lotta all´elusione ed evasione internazionale e di una forte iniziativa attiva in tutte le sedi internazionali, così come si è fatto negli ultimi quarantotto mesi.

 

 

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