Accordo fiscale
Italia-Panama
Intervento in aula a
Montecitorio di Marco Causi, 17 maggio 2016
C´è innanzitutto da chiarire perché, come
molti hanno detto nel corso della discussione, arriviamo a ratificare così
tardi questo accordo bilaterale, siglato nel 2010. Il motivo è molto semplice:
Panama è una giurisdizione che ha, in passato, fino all´anno scorso, rifiutato
l´adesione agli accordi multilaterali, preferendo, invece, un approccio in
termini di accordi bilaterali. E´ appunto per questo, nell´intesa fra i vari
Paesi, che si è voluto evitare di firmare i bilaterali, anche come arma di
pressione per convincere Panama ad aderire ai trattati multilaterali.
Questo è avvenuto l´estate scorsa;
l´estate scorsa Panama ha avviato la procedura, all´interno del Global Forum
dell´OCSE, per aderire ai Common Reporting Standards (CRS) cambiando
atteggiamento. Ricordo che i CRS prevedono lo scambio automatico di
informazioni fiscali e finanziarie. La fine, insomma, del segreto bancario. Ed
è appunto per questo che, proprio l´estate scorsa, il Governo italiano ha
riavviato l´approvazione dell´accordo bilaterale, ben prima che arrivassero le
notizie giornalistiche che oggi fanno molta gola e permettono di dire tante
superficialità e inesattezze sulla ratifica che il Parlamento deve approvare
dell´accordo bilaterale.
L´estate scorsa Panama decide di aderire
ai Common Reporting Standards e
avvia la procedura di confronto nella sede dell´OCSE. L´ultima pressione
internazionale si è manifestata neanche un mese fa in occasione del G20 di
Washington, con un documento molto duro firmato dai grandi paesi e, pochi
giorni fa, è arrivata la notizia che l´adesione di Panama è stata ratificata
dall´OCSE, e cioè che Panama ha accettato le prescrizioni di trasparenza e di
scambio di informazioni richieste dalla comunità internazionale.
Anche Panama, insomma, entra
nell´approccio multilaterale alla trasparenza fiscale e finanziaria. Com´è successo
con la Svizzera, con il Liechtenstein e con tanti altri Paesi che si stanno
avviando a smettere di essere paradisi fiscali. Gli accordi multilaterali hanno
però tempi di attuazione lunghi, ed entrano in vigore nel 2017 o nel 2018. E´
utile e necessario allora, esattamente come lo è stato con la Svizzera, varare
un accordo bilaterale che consenta lo scambio di informazioni su richieste
puntuali delle due giurisdizioni. L´accordo in questione, tra l´altro, permette
l´accesso alle informazioni bancarie e non solo a quelle fiscali, ed estende
l´accesso agli ultimi tre anni. Alla luce delle recenti notizie emerse su
Panama è di grande importanza ratificare velocemente questo accordo, perché l´Agenzia
delle entrate, come ci ha comunicato in audizione in Commissione finanze, ha
già cominciato le ovvie, necessarie, indispensabili procedure di accertamento
nei confronti dei contribuenti compresi nelle liste divenute pubbliche. In
assenza dell´accordo che oggi stiamo discutendo mancherebbero all´Italia le
basi legali per procedere alla richiesta di informazioni.
Troppo spesso, quando si parla di tali
questioni, sento atteggiamenti secondo il detto «il meglio è nemico del bene».
Vi ricordo, qualche mese fa, quando approvammo la voluntary disclosure
un dibattito molto simile: alcuni dicevano che era troppo dura, che nessuno
avrebbe mai aderito; altri dicevano che era troppo blanda, e che mai e poi mai
la Svizzera avrebbe rinunciato al segreto bancario. Invece la Svizzera ha
rinunciato e in tanti hanno aderito. Oggi, con la voluntary disclosure,
a parte i 4 miliardi di gettito, l´Agenzia delle entrate ha aperto 500.000
accertamenti. Ci sono cioè 500.000 posizioni fiscali che diventeranno in bianco
e che non saranno più in nero. È un grande passo avanti: il segreto bancario
sta crollando e stiamo costruendo un nuovo mondo. Un processo possibile grazie all´esercizio
di una forte e continuata iniziativa internazionale.
Voglio ricordare che in questo campo, come
in altri, è stato molto importante, dopo il 2008, con l´amministrazione Obama,
il cambio di prospettiva e di strategia degli Stati Uniti: gli Stati Uniti sono
scesi in primissima linea nella lotta all´evasione ed elusione fiscale
internazionale e la forza, la potenza, degli Stati Uniti ha trascinato tutti gli
altri, a partire dalla Svizzera − alla quale l´amministrazione USA ha
minacciato, in caso di mancata adesione ai nuovi standard di trasparenza e di
scambio di informazioni, la revoca delle licenze per l´esercizio dell´attività
bancaria negli Stati Uniti.
Ma in questa partita anche il ruolo
dell´Italia è stato attivo e importante, e sarebbe stolto non riconoscerlo solo
per motivi di contrapposizione politica. A livello europeo, ad esempio, i CRS
sono stati approvati con una direttiva europea durante la Presidenza italiana,
nel secondo semestre del 2014. Per iniziativa dell´Italia e degli altri grandi
Paesi, come Germania e Francia, l´8 dicembre 2015 è stato approvato lo schema
di direttiva europea che introduce lo scambio automatico obbligatorio in
materia di ruling preventivi. E l´8 marzo 2016 è stato raggiunto
l´accordo politico su una nuova direttiva che introduce la possibilità di
estendere lo scambio automatico di informazioni fra gli Stati membri ai
rendiconti e ai bilanci delle imprese multinazionali, per arrivare
all´obiettivo, che è il prossimo passo da fare, di avere una piena trasparenza
su come le grandi imprese multinazionali collocano i loro profitti tra le varie
giurisdizioni e potere, quindi, contrastare pratiche fiscali elusive e dannose.
L´Italia ha già approvato la normativa
primaria relativa a questo tema e la nuova direttiva va in armonia con il progetto
BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) dell´OCSE. I Governi italiani di questa legislatura, Letta e
Renzi, non sono stati inerti, anzi sono stati fra i più importanti attori
dell´azione internazionale per il contrasto all´evasione ed elusione fiscale.
Un contributo di grande rilievo è stato fornito da Piercarlo Padoan, che
proprio di questi temi si occupava nell´incarico che ricopriva all´OCSE prima
di assumere la funzione di Ministro dell´economia nel Governo italiano.
Quindi, bene il Governo, bene l´iniziativa
dell´Italia, sbagliato dire che l´Italia non ha una politica su questo o che
l´Italia non c´è. Anzi mentre su altri temi, ad esempio sulla politica
economica, fra Paesi del sud Europa e Paesi del nord Europa emergono spesso
opinioni contraddittorie, su questi temi di contrasto all´erosione delle basi
imponibili c´è un forte accordo fra nord e sud Europa, ad esempio fra Italia e
Germania. Eventualmente le legislazioni e le giurisdizioni storicamente più riottose
ad allinearsi sono quelle di matrice anglosassone. Ma la nuova posizione degli
Stati Uniti, che dobbiamo auspicare non verrà modificata dalla prossima
amministrazione, ha fatto, da questo punto di vista, davvero cambiare il mondo
e mi dispiace che molti partiti d´opposizione non se ne accorgano.
In chiusura vorrei ricordare che l´attività
del Governo italiano ha consentito di superare il segreto bancario e di avere
uno scambio di informazioni senza segreto bancario con Paesi come la Svizzera,
come la Santa Sede, come Liechtenstein, Monaco, Andorra e ancora di modificare
il rapporto fiscale con Hong Kong, con le isole Cook, con l´isola di Man, con
Gibilterra, con Cayman, con Jersey. Oggi i CRS sono stati firmati da 101 Paesi:
non soltanto Panama ha aderito sotto la spinta internazionale ma anche, ad
esempio, il Bahrain, il Libano, Vanuatu. Erano 80 quando è stata firmata la
convenzione internazionale, nel 2014, a Berlino, adesso sono 101.
Il difficile lavoro e la pressione
internazionale stanno funzionando, anche se ancora tanta strada è da
percorrere. Il contrasto multilaterale all´evasione ed elusione fiscale
internazionale è fondamentale per governare le dinamiche suscitate dalla
globalizzazione. Al mercato va restituita trasparenza e concorrenza, agli Stati
va restituita la giurisdizione e la possibilità di conoscenza e di eventuale
ripartizione delle basi fiscali prodotte all´interno dei singoli sistemi nazionali.
E inoltre c´è un importante obiettivo culturale e politico in questo lavoro:
gli operatori economici nel mondo globalizzato, un mondo che ha dei pro ma
anche dei contro, devono imparare ad utilizzare tutte le opportunità della
globalizzazione, ma devono anche imparare ad essere corretti, trasparenti e
fiscalmente responsabili.
Il gruppo del Partito Democratico vota
convintamente di «sì» a questo accordo bilaterale con Panama, perché non è più
contrastante con gli accordi multilaterali bensì coerente con essi, e invita il
Governo a procedere sulla strada di una costante lotta all´elusione ed evasione
internazionale e di una forte iniziativa attiva in tutte le sedi internazionali,
così come si è fatto negli ultimi quarantotto mesi.