Raccogliendo la sollecitazione di Paolo Fallai nel suo fondo
del 26 settembre sul Corriere, il trasporto pubblico locale vive a Roma una
fase di ordinaria emergenza: il Giubileo diventa una lente d´ingrandimento su
decisioni che andrebbero comunque prese.
Poca o nulla manutenzione da sette anni almeno sulle reti e
sui veicoli significa che il sistema sopporta con fatica il carico ordinario e
rischia di non essere pronto per il suo raddoppio. Sì, raddoppio: in alcune
settimane di punta degli eventi giubilari gli esperti stimano un´affluenza di
2-3 milioni di visitatori. E´ per questo che sui primi 50 milioni già
finalizzati per il Giubileo la giunta capitolina, d´accordo con il governo, ha
ricavato uno spazio di 9,4 milioni per le manutenzioni metro-ferro: 3,5 per le
linee metro, 2,9 per le linee tram, 3 per la revisione generale di alcuni
convogli CAF (quelli della linea A), che si aggiungono a stanziamenti già
deliberati nell´assestamento di bilancio del Comune di fine luglio. Ne
servirebbero, però, altri 30: 15 per fare l´intera revisione dei convogli CAF,
13 per la manutenzione della flotta su gomma, il resto per rimettere su strada
tram e filobus che restano oggi fermi nei parcheggi.
Accanto al fabbisogno di manutenzione emerge il fabbisogno
di completamento della rete metro-ferro, con decisioni di programmazione che
hanno effetto da oggi al 2024: prolungamento delle reti metropolitane oltre il
GRA, ristrutturazione e trasformazione delle ferrovie metropolitane,
interconnessione di Fiumicino con l´alta velocità, nuove linee tramviarie e
corridoi della mobilità.
E´ quello che ho chiamato "piano a medio termine". La
battaglia che la città sta combattendo contro l´emergenza mostra i primi
segnali positivi, come l´aggancio alla ripresa economica, il miglioramento del
rating del Comune e il pieno dispiegamento del piano anti-corruzione, con le
prime gare del Giubileo − e non solo quelle − sotto il controllo dell´Autorità
anti-corruzione. A questi segnali deve affiancarsi la concreta costruzione di
un progetto per il futuro, con decisioni pubbliche da assumere in modo
informato e trasparente fin da oggi, anche per candidare velocemente i progetti
infrastrutturali per Roma alla procedura di assegnazione dei fondi CIPE in
corso.
Il futuro della linea C va sciolto in questo contesto.
Valutando con saggezza e trasparenza i pro e i contro delle varie scelte.
Ruggero Martines propone, nella sua intervista di oggi sul Corriere, una
soluzione suggestiva per la stazione di Piazza Venezia. Una soluzione che, se
tecnicamente fattibile, mi sembra non solo compatibile ma anzi interessante per
la natura simbolica del Vittoriano: un monumento dedicato alla Nazione è tanto
più riconosciuto quanto più è frequentato. Altri propongono soluzioni
archeo-compatibili sulla stazione di Chiesa Nuova, spostandola vicino al
lungotevere. Io dico: si apra velocemente una valutazione tecnica, le diverse
opinioni si confrontino e si misurino con onestà e deontologia, si costruiscano
gli scenari alternativi e i loro costi - perché anche fermarsi ai Fori ha un
costo - e si chieda su questa base alla politica, locale e nazionale, di
decidere. La cosa peggiore sarebbe quella di non decidere nulla, preoccupati
del garbuglio amministrativo nato intorno alla realizzazione della linea C. Un
paese incapace di decidere non ha futuro.