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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



18/09/2012 M.Causi
DECRETO SVILUPPO CRESCE DA 70 A 103 ARTICOLI: ANCORA NON BASTA MA È UN SEGNALE
Il decreto sviluppo (83/2012) è stato convertito in legge (134/2012) con numerose modifiche: da 70 articoli si è passati, nel corso dell´esame parlamentare, a 103. Non credo che ciò sarà sufficiente a superare le critiche che il decreto aveva ricevuto (vedi Anna Giunta su www.nelmerito.com del 22 giugno ). Tuttavia quelle critiche non sono state inefficaci, sono stati introdotti infatti numerosi interventi aggiuntivi.
Alcune modifiche riguardano le piccole imprese. Primo, la possibilità di contabilizzare l´Iva "per cassa" viene estesa alle operazioni effettuate da soggetti passivi con volume d´affari fino a due milioni di euro, in luogo dell´attuale soglia di duecentomila euro: un sostanziale ampliamento di platea.
Secondo, si stabilisce una procedura che permetterà alle reti d´impresa di acquisire piena soggettività giuridica e iscriversi al registro delle imprese: le reti dovranno istituire un fondo patrimoniale comune e dotarsi di un organo comune, delegato allo svolgimento anche di attività commerciali. Le reti potranno beneficiare degli interventi per l´internazionalizzazione.
Terzo, vengono introdotti nuovi strumenti di finanziamento per le piccole imprese (cambiali finanziarie e obbligazioni partecipative) allungando la durata massima delle cambiali da 18 a 36 mesi. Quarto, viene aumentata al 60 per cento la percentuale minima di lavori che i titolari di concessioni sono tenuti ad affidare a terzi.
Altre misure non contenute nel testo originario riguardano: una nuova normativa per i veicoli a bassa emissione, che nelle intenzioni dei proponenti, accolte dal governo, dovrebbe beneficiare un´importante filiera di PMI italiane specializzate; il nuovo sportello unico per l´edilizia; l´introduzione di un filtro di ammissibilità agli appelli nelle cause civili, come previsto negli altri ordinamenti europei, per ridurre uno degli elementi che aggiunge costi e incertezze al rapporto fra diritto ed economia; una mini riforma del diritto fallimentare, che non è ancora un "Chapter 11" italiano ma dovrebbe migliorare la gestione delle crisi aziendali aumentando la salvaguardia del patrimonio ancora potenzialmente produttivo.
Alcune innovazioni introdotte durante il passaggio parlamentare riguardano la finanza di progetto, una seconda gamba essenziale per limitare i danni che la contrazione della spesa pubblica sta producendo sugli investimenti infrastrutturali. Il trattamento fiscale dei "project bond" è stato equiparato ai titoli di Stato ed è stata migliorata la disciplina del contratto di disponibilità. Su questo fronte di più si potrà fare riconoscendo un particolare regime di defiscalizzazione ai piani finanziari pluriennali delle opere che dovessero consentire una sorta di sostituzione fra contributo pubblico diretto e contributo indiretto via leva fiscale: la questione non ha ancora trovato soluzione ma il governo si è impegnato a esaminarla.
Sul piano degli interventi anti-congiunturali resta valida la critica al decreto: poche risorse. Tuttavia, sono stati estesi i termini per le detrazioni sugli interventi di ristrutturazione edilizia, è stata aumentata la percentuale di detrazione per l´efficientamento energetico, sono stati resi immediatamente spendibili 600 milioni per il rafforzamento della struttura produttiva, il rilancio delle aree di crisi, la ricerca e l´internazionalizzazione. Il parlamento ha poi accolto sotto forma di emendamento un complesso di normative, proposte da Fabrizio Barca, che impostano l´uscita dall´emergenza per il terremoto d´Abruzzo e le modalità d´intervento ordinario, attraverso cui transiterà − da subito - una cifra oscillante fra uno e due miliardi l´anno per la ricostruzione.
Nessuno può illudersi che 103 interventi di questa natura - e le altre centinaia che presumibilmente restano da fare per "re-ingegnerizzare" un sistema Italia da troppo tempo privo di manutenzione − possano da soli contrastare gli effetti destabilizzanti delle condizioni di scenario macro-finanziario europeo, né quelli della gravissima recessione interna a cui il paese è stato sottoposto per riportare in equilibrio la finanza pubblica e restituire una credibilità perduta per motivi che non sono soltanto economici.
Fa piacere però notare come, pur nella ristrettezza dei tempi e nella accelerazione delle decisioni, una discussione pubblica sorretta da una buona documentazione analitica e scientifica, come quella che propone www.nelmerito.com , possa influire positivamente sulle decisioni di governo e parlamento.
 

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