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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



14/07/2011 Paneacqua
L´attacco speculativo contro l´Italia. L´opinione di Marco Causi
Marco Causi è professore associato di Economia all´Università di Roma Tre e deputato del PD. In questa doppia veste di economista e di parlamentare dell´opposizione ha accettato questa conversazione con Paneacqua per aiutarci a capire meglio ciò che sta accadendo, in Italia e in Europa, dopo la fibrillazione dei mercati finanziari di venerdì e di lunedì, e soprattutto in vista del dibattito in Parlamento sulla manovra economica presentata dal governo
Intanto, una prima rassicurazione, da parte di Marco Causi. Secondo l´economista, l´Italia non è a rischio di default, ovvero quella situazione in cui uno stato sovrano non fosse più in grado di rispettare i patti relativi al proprio indebitamento pubblico. "In realtà", afferma Causi, "stiamo assistendo ad un attacco della speculazione su tutti i mercati europei. Cosa vuol dire? Molti investitori internazionali scommettono sulla debolezza degli stati. È accaduto con i cosiddetti ‘pigs´, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, e oggi accade con l´Italia, Paese che quegli investitori considerano debole, politicamente ed economicamente. Ciò in conseguenza della elevatezza del debito pubblico e della debolezza del nostro governo. Ma aggiungo, soprattutto per effetto degli errori di Berlusconi. Invece di occuparsi di dare soluzione alla crisi, che è ancora in corso e fa sentire oggi i suoi effetti durissimi, il premier si è occupato d´altro, dei suoi problemi giudiziari. Nessun beneficio per l´Italia, anzi un´esposizione sui mercati, che oggi hanno approfittato di questa fragilità".
Sulla manovra economica presentata dal ministro Tremonti, Marco Causi ha ovviamente le idee molto chiare. A partire dai costi, dalle cifre. Sostanzialmente, sostiene l´economista, occorre seguire i patti concordati in sede di Unione Europea. L´obiettivo è quello del pareggio di bilancio entro il 2014, secondo una manovra triennale che incida sul 2,3 per cento del nostro PIL, con un ammontare di 40 miliardi di euro. "Questi sono i patti. Chi oggi sostiene che la manovra non sia più sufficiente, incorre in un errore, perché somma anno su anno. Invece, da economista sostengo che quelle cifre concordate con la UE debbano essere rispettate, perché rispettano, a regime, il pareggio di bilancio. Il problema, semmai, è un altro, è nella struttura stessa dei meccanismi presentati da Tremonti. Vediamo. Intanto, grava un primo giudizio di incompletezza. In realtà, nel Decreto Legge, fra minori spese e maggiori entrate, sono previsti 25 miliardi di euro. Mentre i restanti 15 miliardi di euro dovrebbero arrivare dalle deleghe fiscali. Dunque, su ben 15 miliardi non c´è, ancora, di fatto, copertura finanziaria. Questo è il vero problema della manovra targata Tremonti. Una serie di pasticci, che corriamo il rischio serissimo di pagar cari".
Marco Causi elenca alcuni di questi enormi pasticci tremontiani. Il più grande, a suo avviso, è che l´accordo con l´Unione Europea prevede il dettaglio dei conti della manovra entro ottobre 2011. Invece, c´è stata un´accelerazione senza alcuna ragione economica, né politica, apparente. Si è giunti a varare una manovra incompleta e punitiva con una fretta sospetta, in un frangente delicato nel quale il governo, il suo premier e il suo ministro dell´Economia appaiono molto indeboliti, da vicende di governo e da vicende private. Invece, secondo Marco Causi, "oggi occorre restituire all´Italia quella credibilità perduta, adempiendo in tutti i modi ai patti e ai vincoli sottoscritti con l´Unione Europea. La credibilità del Paese fa da argine ai tentativi della speculazione di colpirlo sui mercati finanziari. Il mio parere è che invece la manovra economica, a questo punto così decisiva per il futuro dell´Italia, debba avere una larghissima condivisione, seguendo esattamente le esortazioni del presidente Napolitano. La condivisione larga attribuisce quella credibilità che oggi manca, perché gli analisti finanziari si convincono che chiunque sia al governo (che si voti nel 2012 o nel 2013) adempirà a quei patti sottoscritti".
Al contrario, la maggioranza ha voluto blindare il Decreto Legge annunciando il voto di fiducia. E questo ha indebolito la posizione dell´Italia sui mercati finanziari. Da una parte, l´inconsistenza della manovra e dall´altra la debolezza del governo, una miscela esplosiva che può rivelarsi una tragedia economica. Si aggiunga a questa situazione nazionale anche l´oggettivo aggravamento costituito dalla decisione della BCE, la Banca Centrale Europea, di elevare i tassi di interesse, peggiorando le prospettive finanziarie dei Paesi più indebitati, come se i guai interni non bastassero.
"Noi del PD abbiamo ripetutamente chiesto alla maggioranza di trasformare il Decreto Legge in Disegno di Legge", prosegue nella sua analisi Marco Causi, "garantendone l´approvazione entro settembre. In tempo utile, secondo i patti siglati con l´Unione Europea. La risposta è stata un secco niet. E il ricorso al voto di fiducia. Ora vedremo nei prossimi giorni se il governo si aprirà ai nostri pochi ma sostanziali emendamenti, o se invece cercherà nuovamente di blindarsi, come ha fatto in questi anni". A proposito di emendamenti sostanziali, Causi ne cita tre decisivi.
"Un primo emendamento tende a non far ricadere sulle pensioni il peso economico della manovra. Occorre una rimodulazione dei tetti, in modo da colpire le pensioni più elevate, tenendo quelle medie e basse al riparo. Un secondo emendamento riguarda la tassazione sulle rendite finanziarie, comprese le stock options. Ad esclusione dei titoli di stato, occorre riportare la tassazione sulle rendite ai livelli europei, ovvero al 20%, mentre oggi sono ferme al 12.5%. Si tratta di un provvedimento strutturale che riallinea il sistema fiscale italiano a quello europeo. A coloro che obiettano sfracelli sui mercati finanziari, rispondo che la speculazione finanziaria a breve termine non è certo influenzata da calcoli di convenienza fiscale. Le aspettative sono a breve o a brevissimo termine sui titoli sui quali si scommette. Un terzo emendamento prevede interventi sulle cosiddette agevolazioni fiscali, che pesano per ben 140 miliardi di euro. Il ministro Tremonti aveva disposto un gruppo di lavoro che si occupasse di valutare i regimi. Ma non è successo nulla. Invece, è giunto il momento in cui si cominci a produrre qualche risultato, eliminando alcune agevolazioni e razionalizzando il resto. Dobbiamo convincere tutte le categorie interessate alle agevolazioni, agricoltori, cooperatori, trasportatori, industriali, ecc., a sedersi attorno a un tavolo per partecipare tutti in egual misura ai sacrifici imposti dalla crisi".
"In realtà", conclude Causi, "siamo nel pieno della bufera. Ma si tratta di un deja vue. Già nel 1992 fummo colpiti da una medesima situazione, quando fummo costretti a uscire dal Sistema Monetario Europeo, e solo la manovra di Amato, pari a 90 mila miliardi di lire, ci mise in condizione di rientrarvi. Ora, muta il rapporto con le istituzioni europee. Compito di una opposizione responsabile è fare di tutto per garantire il rispetto degli accordi assunti in sede di Unione Europea, a proposito di pareggio di bilancio, a regime, entro il 2014. Tuttavia, noi abbiamo anche l´obbligo di dire al Paese che questo è l´effetto più nefasto di dieci anni di governo Berlusconi. Ha ingannato gli italiani, dicendo loro che sarebbero stati più ricchi. Invece, ci ritroviamo tutti molto, ma molto, più poveri".
 

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