Il quadro finanziario del federalismo fiscale proposto dal Governo sembra una semplice fotografia dell´esistente, peraltro ancora contraddittoria e incompleta, com´è emerso oggi pomeriggio in Commissione bicamerale durante le audizioni tecniche.
I durissimi tagli inferti al welfare locale e di comunità dalle manovre economiche degli ultimi anni, e da quella oggi in Parlamento, non vengono rimessi in discussione. Ne segue il rischio, sempre più consistente, di aumenti a raffica delle imposte e delle tariffe locali nei territori storicamente più dotati di servizi e di infrastrutture. E ne segue, per i territori meno dotati, il crollo della speranza che l´attuazione del federalismo possa portare a percorsi di adeguamento degli standard di servizio e dei livelli delle prestazioni.
Non erano questi lo spirito e la lettera della legge 42, che il Parlamento ha votato quattordici mesi fa. L´obiettivo dell´efficienza (costi standard) si accompagna, nella legge 42, all´obiettivo della modernizzazione, della qualità e della trasparenza nei servizi essenziali di welfare. Passa oggi una versione diversa, pesantemente condizionata dal nuovo clima delle politiche economiche europee, da un dominante mercantilismo a cui il governo italiano non ha saputo né voluto opporsi. Lo Stato deve essere minimo, e tanto per cominciare si portano al minimo i servizi del welfare locale, a partire da trasporto pubblico, edilizia sociale, istruzione, assistenza, servizi di prossimità dei comuni. Che intanto vengono quotidianamente delegittimati e catalogati alla stregua di "sprechi".
Non è scritto nella legge 42, infatti, che i risparmi ottenibili con l´efficienza debbano essere assorbiti nel risparmio pubblico, e non invece investiti − almeno in parte - nel miglioramento e nella modernizzazione dell´offerta di servizi. Agli obiettivi di risanamento delle finanze pubbliche, infatti, possono e debbono contribuire una maggiore equità fiscale e un contrasto più incisivo dell´elusione e dell´evasione.
Il quadro finanziario di un federalismo tutto "lacrime e sangue" non fa ben sperare: le gravi fratture esistenti nel corpo sociale del paese rischiano di approfondirsi, così come gli egoismi territoriali, colpevolmente cavalcati da forze politiche di governo per le quali l´instabilità sembra il fine ultimo per sopravvivere e che si stanno rendendo complici di una clamorosa operazione di depotenziamento dei livelli locali di governo. Un caso davvero unico di eterogenesi dei fini.
Vedremo nei prossimi giorni i particolari e valuteremo i decreti di attuazione, con l´impegno di investire tutta la nostra forza e capacità per migliorare questi atti e per contrastare i rilevanti rischi sociali e istituzionali che possono contenere.