La contrazione del credito alle imprese è un fatto: meno 1,3% in ragione d´anno, meno 3,5% da parte dei cinque più grandi gruppi bancari italiani, secondo Banca d´Italia. Se qualche attenuazione del fenomeno si è manifestata durante il 2009, essa ha riguardato le imprese di grandi dimensioni. Per le piccole e medie imprese, struttura portante dell´economia italiana, il rapporto con il sistema bancario è invece sempre più difficile.
Di chi la colpa? Gli indagati sono quattro: la crisi dell´economia reale, e quindi la riduzione della domanda di credito da parte delle imprese; i comportamenti discrezionali delle banche, italiane ed europee, che non trasmettono ai loro clienti l´abbondante liquidità a basso costo messa a disposizione dalle autorità monetarie per contrastare la crisi (e al tempo stesso, magari, progettano bilanci con utili elevati, strizzano l´occhio ai mercati azionari e predispongono nuovi bonus al top management); l´insufficienza delle misure di sostegno specifico per le piccole imprese messe in campo dal governo italiano, per superare lo storico problema della loro sottocapitalizzazione; infine, i nuovi sistemi di accesso al credito contenuti negli accordi internazionali (cosiddetta "Basilea 2") entrati in vigore (parzialmente) nel 2008, proprio in contemporanea con lo scoppio della più grande crisi economica degli ultimi settanta anni.
Il concorso di colpa fra questi fattori è inevitabile, e inestricabile. Una critica ai potenziali comportamenti opportunistici del sistema bancario è contenuta in tutti i recenti interventi di Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, un osservatore non criticabile certamente per indulgenza a facili demagogismi. Insomma, per quanto con i nuovi criteri "oggettivi" e "statistici" di Basilea 2 la concessione del credito di una banca ad un´impresa dovrebbe essere riportata dentro regole più trasparenti del passato, in realtà il margine di manovra che le banche hanno a disposizione resta molto elevato, e non sempre viene utilizzato per remare a favore della ripresa economica.
Martedì 19 gennaio la Camera dei deputati si è occupata di questo tema, approvando alcune mozioni d´indirizzo al governo. Non fa notizia la richiesta, ben conosciuta, che la revisione di "Basilea 2" tenga conto delle particolarità delle piccole imprese. L´Italia sta facendo quel che può e deve nelle sedi internazionali e ha ottenuto risultati fin dal 2006, come ad esempio il riconoscimento delle garanzie fornite dal sistema dei Consorzi fidi. L´iniziativa italiana deve continuare ad essere pressante sugli aspetti "qualitativi" e sulla valutazione delle "storie d´impresa": per le piccole dimensioni i criteri statistici possono essere penalizzanti, anche se non va dimenticato che nel mondo precedente a "Basilea 2" la discrezionalità da parte delle banche era massima e che l´esistenza di regole rappresenta comunque una garanzia per le imprese.
Ma le notizie sono altre due. La prima è che il governo, spinto non solo dall´opposizione ma dalla stessa maggioranza, ha ammesso che gli interventi nazionali (tramite il Fondo di garanzia presso il Ministero per lo sviluppo economico e tramite Cassa Depositi e Prestiti) possono rivelarsi insufficienti e vanno rafforzati. Tutti insieme, riescono a coprire meno del 30% del credito complessivamente erogato alle imprese più piccole: va bene, ma non basta.
La seconda notizia è che il Parlamento, approvando le mozioni presentate dalle opposizioni, ha impegnato il governo a concertare nelle sedi europee e internazionali un intervento temporaneo, di natura congiunturale, volto a consentire alle banche di effettuare minori accantonamenti a fronte dei crediti erogati alle piccole e medie imprese. In sostanza, in attesa della nuova "Basilea" e in funzione anti-recessiva, è necessario togliere alle banche l´alibi, troppo spesso utilizzato, che il "no" alla concessione del credito derivi dalle regole esistenti di valutazione dei rischi.
Un intervento di questa natura è stato chiesto dalle associazioni imprenditoriali non solo italiane, ma anche europee, oltre che dalla Germania. E´ compito ora del Ministro dell´economia farsi forte del voto unanime del Parlamento e portare a casa un risultato che sarebbe importante per il sistema paese. Se ci riuscirà potrà forse, a posteriori, dare un senso ai premi che in questi giorni gli piovono addosso… un po´ come accade a Obama con il premio Nobel per la pace.
Marco Causi, deputato PD, insegna all´Università degli Studi Roma Tre