L´agricoltura siciliana dentro la politica economica nazionale
Intervento in occasione della conversione in legge del decreto per il settore agroalimentare
Due sono i punti fondamentali.
Il primo riguarda l´eliminazione, che è stata disposta durante la scorsa estate, del sistema di agevolazione contributiva per i dipendenti di imprese agricole nelle aree svantaggiate. È vero, infatti, che nel passaggio di questo decreto-legge al Senato il sistema agevolativo è stato prorogato fino al 31 marzo. Ma, naturalmente, tutti ci domandiamo cosa succederà dopo tale data.
Il secondo punto è relativo alla drastica decurtazione dei fondi stanziati dalle leggi finanziarie degli anni precedenti per l´indennizzo dei danni provocati al settore vitivinicolo dalla peronospora in Sicilia nel corso del 2007.
Entrambi questi punti fanno sorgere una riflessione del tutto spontanea. Ma come: siamo dentro a una crisi economica di dimensioni storiche, lo Stato aiuta le banche, si discute se debba aiutare l´industria automobilistica, aiuta l´edilizia e l´industria delle costruzioni (cos´altro è stato il decreto che questo Parlamento ha appena approvato poche ore fa, stanziando risorse aggiuntive per l´adeguamento dei prezzi di costruzione delle opere pubbliche?) e non ci si preoccupa di dare un colpo così pesante ad uno dei più importanti polmoni produttivi ed occupazionali del sud e della Sicilia in particolare?
Voglio allora invitare tutte le deputate e i deputati meridionali e siciliani ad un momento di orgoglio. Troppo spesso si parla delle nostre terre, in quest´aula e sulla stampa, in modo superficiale e poco informato. Ebbene, si sappia invece - diciamolo - che quando si parla di agricoltura siciliana si parla di un settore produttivo di vera e profonda specializzazione. Basti pensare al vitivinicolo o al serricolo, che sono proprio i settori più pesantemente colpiti dalle politiche del governo Berlusconi. Settori dove c´è innovazione, competitività, capacità di stare sui mercati interni ed internazionali.
Forse pochi sanno che il 28 per cento delle imprese siciliane è costituito da imprese agricole; che nel solo settore colpito dalla decurtazione dei contributi lavorano 130 mila addetti, di cui, oggi, 15 mila sono a rischio o potrebbero essere ricacciati nel sommerso; pochi sanno, forse, che la Sicilia produce l´8 per cento dell´export nazionale dell´agricoltura e che negli ultimi anni il tasso di crescita delle imprese della filiera agroindustriale siciliana è ben superiore a quello nazionale. Pochi, forse, sanno che in importanti zone della Sicilia la produttività agricola è superiore a quella nazionale ed è basata su modelli organizzativi moderni, su tecnologie avanzate, su sistemi e reti d´impresa che raggiungono dimensioni del tutto rispettabili al confronto con il nord italiano ed europeo (penso, in particolare, al versante sudorientale dell´isola, quello ibleo, oppure ai distretti agroindustriali dell´agrigentino e del trapanese).
Alcuni dei fondi che sono stati solo parzialmente e temporaneamente ristorati al Senato erano stati tagliati nel decreto ICI. Fu allora promesso dal governo che quei fondi sarebbero stati ristorati: promessa ancora non mantenuta. Vorrei ricordare che il Governo la stessa promessa l´ha fatta e la fa, ormai direi quotidianamente, quando taglia i fondi del FAS. Il Governo ha dirottato finora 17 miliardi di euro destinati alle aree svantaggiate verso altre destinazioni e ha sempre promesso di reintegrare in futuro. Ma certo se il Governo si comporterà in futuro con il FAS così come si è comportato con la peronospora, la sua promessa è davvero una promessa da marinaio, che non ha nessuna credibilità.
Questo perché? Perché il Governo ha una politica economica sbagliata. Sbagliata e anche fortemente antimeridionale. Nella manovra economica anticrisi che il Partito Democratico ha presentato ieri e che sta negli emendamenti che abbiamo presentato al decreto anticrisi, una manovra da un punto di PIL, c´è abbondante spazio per gli interventi volti a ristorare i tagli agli sgravi contributivi per i dipendenti delle imprese agricole e quelli sulla peronospera in Sicilia.
C´è spazio quindi per questi interventi, che hanno importanti ricadute occupazionali e di difesa di distretti e di filiere di specializzazione di grande importanza regionale e nazionale.
A questo punto, chiedo al governo una cosa: di dare un segnale di disponibilità sulle proposte emendative che sono state presentate al decreto-legge in esame. Certo, occorre trovare coperture finanziarie, perché questo governo, con la sua politica economica sbagliata, non dà coperture finanziarie sufficienti agli interventi necessari per contrastare la crisi economica. Occorre trovarle con l´impegno di tutti, ma la posizione del Partito Democratico sul decreto-legge dipenderà dalla disponibilità a lavorare, ad esempio, sull´emendamento Zucchi 1-ter.6, relativo ai contributi per i dipendenti agricoli, ovvero su uno dei tanti emendamenti presentati sulla questione della peronospora, emendamenti all´articolo 4-undecies: ce ne sono molti, lo dico al ministro che mi ascolta, ci sono molti emendamenti presentati da tutti i gruppi dell´aula, da tutti i deputati siciliani di diversi gruppi, di maggioranza e di opposizione, e tra l´altro sono emendamenti in cui c´è la possibilità di scegliere: più 10, più 20, più 30, più 40. Troviamo una copertura finanziaria, convergiamo su uno degli emendamenti relativi alla necessità di ristorare i fondi per alleviare i danni dei produttori vitivinicoli siciliani causati dalla peronospora.
Voglio anche essere provocatorio: potremmo coprire con il FAS. Questo potrebbe essere un caso in cui la copertura con il FAS, come quella fatta stamattina per il Fondo per l´incremento dei prezzi delle opere pubbliche, avrebbe almeno un senso, perché avremmo la sicurezza che al 100 per cento queste somme, tolte al sud, tornano al sud.
Insomma, ragioniamo se è possibile trovare una convergenza, ricorrendo al FAS su queste importanti proposte emendative che darebbero un segnale di speranza e di fiducia a settori produttivi, che, ripeto, non chiedono assistenza, perché sono pienamente sul mercato, e anzi rappresentano una delle punte delle filiere agroindustriali italiane, ma che chiedono oggi all´ula, al Parlamento, al governo un segnale concreto di risposta ai loro problemi.