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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



06/12/2008 M.Causi
Perchè ripianare solo i debiti di Roma?
Il governo sta per presentare una proposta per attuare l´ordinamento speciale di Roma capitale della Repubblica. Il centro-destra canta vittoria, ma non dimentichiamoci che la norma costituzionale che ha aperto la strada a questa legge fu scritta nel 2001 dal centro-sinistra. Non si tratta di un risultato ascrivibile a una parte, ma di un obiettivo di tutta la città. Che oggi va perseguito avendo ben chiaro come Roma è cambiata negli ultimi quindici anni: un´espansione urbana, produttiva e di insediamento della popolazione che rende la città sempre più dipendente dal vasto territorio provinciale e regionale per la soluzione dei suoi numerosi problemi. Decongestionamento della città consolidata, localizzazione delle attività produttive, integrazione delle reti di trasporto e di altre reti di pubblico servizio (rifiuti e gas), housing sociale: nessuna soluzione potrà essere trovata all´interno dei confini di Roma, per quanto grandi essi siano, senza un effettivo coordinamento di tipo metropolitano. Governo e parlamento devono allora lavorare sulla riforma di Roma capitale insieme a quella delle città metropolitane. Ciò offrirà un´opportunità a tutti i grandi nodi urbani del paese, e non solo a Roma. E permetterà a Roma di porsi un nuovo obiettivo, da qui a qualche anno: quello della città metropolitana di Roma capitale, con contestuale abolizione della provincia all´interno dei confini metropolitani che verranno stabiliti.
Il centro-destra, poi, canta vittoria per il contributo di 500 milioni che il Campidoglio ha strappato al governo. Anche qui mi permetto di ricordare che non è la prima volta che il comune di Roma ottiene fondi aggiuntivi. Nell´estate del 2006 il governo Prodi accordò a Roma un aumento del contributo annuale di 170 milioni più 600 milioni per investimenti nel triennio 2007-2009 più alcuni mesi dopo 500 milioni per le metropolitane. In tre anni, quindi, 170+170+170+600+500 uguale 1.610. Diviso per tre significa circa 530 milioni all´anno. Finchè non si risolve (con Roma capitale) il problema strutturale delle risorse necessarie ad un comune "speciale" come Roma, storicamente sottofinanziato, qualsiasi amministrazione capitolina sarà in affanno con i conti e dovrà chiedere aiuto al governo centrale.
Bene, allora, che arrivino nuove risorse al Campidoglio. Meno bene le modalità con cui queste risorse sono state accordate. Il governo non ha finanziato un piano per il sostegno dei servizi e delle infrastrutture della città (così avvenne nel 2006, ma anche in altre occasioni, come il Giubileo), ma ha ripianato i debiti del comune. Questi debiti sono la somma di due cose ben diverse. La prima è lo stock del debito accumulatosi negli ultimi trent´anni: un fardello pesante (chi scrive lo sa bene, avendolo dovuto gestire per alcuni anni), ma inferiore a quello sopportato da comuni simili, come Milano o Torino, se confrontato con il numero di abitanti. La domanda nasce spontanea: perché ripianare Roma, e non Milano e Torino?
La seconda componente è una lunga lista di spese che il governo ha deciso di finanziare. Fra queste, tutte le spese correnti del comune nel primo quadrimestre del 2008, mentre il bilancio del "nuovo" Campidoglio incasserà le entrate di tutto l´anno e dovrà coprire le sole spese da maggio in poi. E tante altre spese che non erano giuridicamente obbligatorie ad aprile, né lo sono oggi, e chissà mai quando lo saranno in futuro, come gli oneri del contenzioso urbanistico. Qui nasce spontanea un´altra domanda: come mai il governo, che è stato tanto rigoroso nel valutare i piani di rientro regionali della sanità, non ha applicato lo stesso puntiglioso approccio al piano del comune? Credo che la risposta attenga più alla politica che alla finanza.
A questo punto, la cosa più importante per l´opinione pubblica è sapere come verranno utilizzate le nuove risorse: sia quelle destinate al ripiano dei debiti (un processo che durerà anni), sia quelle derivanti dai nuovi spazi di un bilancio capitolino "liberato" dai vecchi mutui. Gli amministratori del Campidoglio vanno sollecitati alla massima trasparenza. Ed essi potrebbero dimostrarla con due semplici decisioni. Primo, pubblicare in modo integrato e parallelo gli atti dell´amministrazione straordinaria e quelli del bilancio ordinario, perché è soltanto vedendoli insieme che si potrà valutare, in futuro, l´evoluzione finanziaria del Campidoglio. Secondo, non smettere di elaborare e rendere pubblico il "Bilancio sociale", e cioè il documento in cui, accanto ai dati finanziari, vengono riportati i dati reali dell´erogazione dei servizi e degli investimenti, compresi i loro costi unitari. Attuando queste decisioni il comune di Roma, che ha ottenuto 500 milioni con un metodo discutibile, potrebbe riportare a trasparenza il modo in cui queste, e le altre, risorse del bilancio vengono impiegate per la città.
 
Marco Causi
 
 
 
 

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