Con l´approvazione del decreto "salva-banche" il governo e la maggioranza hanno perso l´occasione di varare un vero provvedimento generale di contrasto alla grave crisi che si è abbattuta sull´economia. Tutte le proposte emendative del Partito Democratico che andavano in questa direzione sono state respinte, rimandando a un nuovo decreto un vero piano anti-crisi. Il Partito Democratico è molto critico nei confronti di questa scelta, perché per evitare che il paese si avviluppi in un circolo vizioso fra bassi consumi e riduzione dell´attività produttiva e dei redditi contano anche i tempi dell´intervento, ed è chiaro ormai che l´Italia ha sbagliato negli ultimi sei mesi l´impostazione della politica economica e nuovi ritardi non faranno che peggiorare il tono complessivo dell´economia. Nel merito, il Partito Democratico continua a battersi per quattro priorità d´intervento: detrazioni fiscali in tredicesima per i redditi medio-bassi, estensione degli ammortizzatori sociali, programma di investimenti pubblici immediatamente cantierabili da decidere con Comuni e Province, interventi per ridurre la stretta creditizia a carico delle piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda la "cassetta degli attrezzi" predisposta per evitare le crisi bancarie e il panico fra i risparmiatori, non c´è dubbio che il punto più importante del decreto sia l´estensione della garanzia pubblica sui depositi bancari. Ciò ha portato il PD ad un voto di astensione, perché nessuno possa mettere in dubbio la volontà e la capacità del Parlamento di dare il via libera a questa importante norma di salvaguardia.
Su altri aspetti del decreto, tecnici ma politicamente niente affatto marginali, la battaglia condotta in Commissione e in Aula dalle opposizioni, e in particolare dal Partito Democratico, ha portato ad alcuni innegabili miglioramenti della "cassetta degli attrezzi": primo, all´insieme degli interventi è stata data una chiara finestra temporale, che si chiuderà con la fine del 2009; secondo, è stato chiarito che se lo Stato diventerà azionista di qualche banca, non eserciterà il diritto di voto, e quindi è stato escluso che lo Stato possa intervenire in via diretta nella nomina degli amministratori delle banche; terzo, è stato dato mandato al Ministero dell´economia e delle finanze di dotarsi di un regolamento che, con procedure omogenee e trasparenti, indichi altre modalità, diverse dal voto assembleare, con cui lo Stato eserciterà i suoi eventuali diritti di azionista: lo Stato, insomma, non nomina gli amministratori delle banche, ma si garantisce, anche a tutela dei cittadini che rappresenta, altre forme per monitorare e vigilare sull´andamento delle banche di cui dovesse diventare azionista; quarto, il Ministro dell´economia invierà al Parlamento una relazione sull´attuazione delle misure a tutela della stabilità del sistema bancario con cadenza trimestrale.
Il governo ha poi preso l´impegno di attuare una nutrita quantità di indirizzi espressi dagli ordini del giorno presentati dalle opposizioni, e soprattutto dal Partito Democratico. Un impegno di cui potremo già fra pochi giorni verificare l´attendibilità, perché si tratta di norme che dovranno veder luce nel nuovo decreto in corso di preparazione da parte del governo. In base agli impegni che abbiamo ottenuto dal governo, qualsiasi forma di "aiuto" alle banche andrà condizionata ad alcune precise azioni che le banche, a loro volta, si impegneranno a mettere in atto in modo da "trasferire" il beneficio dell´intervento pubblico dai loro bilanci a quelli delle famiglie e delle imprese: garantire la continuità del credito, in particolare alle piccole e medie imprese; contenere i tassi d´interesse variabili per i mutui casa in essere; aiutare i proprietari di casa che hanno difficoltà a ripagare i mutui contratti, anche in partenariato con appositi schemi pubblici che trasformino la famiglia "incagliata" in inquilina o coproprietaria dell´immobile; modificare gli schemi delle retribuzioni variabili e premiali per il management delle banche aiutate, riconducendoli a parametri di lungo periodo.
Sono stati poi accolti numerosi ordini del giorno del Partito Democratico per innovare ed estendere le garanzie ai crediti delle piccole e medie imprese, anche tramite il rafforzamento della rete dei Confidi e la sperimentazione di nuove forme, anche mutualistiche, di garanzia interbancaria. Il Partito Democratico vigilerà e incalzerà il governo al mantenimento di questi impegni, che ci aspettiamo di vedere trasformati in norme di legge nel prossimo decreto sullo sviluppo.