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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



15/05/2015 M.Causi
Ue: ddl delega; Causi, mi auguro esame velocissimo a Camera

Ue: ddl delega; Causi, mi auguro esame velocissimo a Camera

(ANSA) - ROMA, 14 MAG - "Mi auguro che i tempi dell´esame del disegno di legge di delegazione europea ora siano velocissimi". Lo dice il capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera, Marco Causi, dopo il primo via libera al ddl da parte del Senato. "Almeno per la parte prevalente, legata al recepimento di tutte le nuove norme sulle crisi del settore bancario - spiega - abbiamo gia´ accumulato un forte ritardo e dobbiamo correre per recuperarlo". (ANSA).

(ANSA) - ROMA, 14 MAG - Il ritardo dell´Italia nell´applicazione delle due direttive contenute nel ddl delegazione europea ha provocato malumori e richieste esplicite di accelerazione sia presso la Banca d´Italia che presso le banche. Oltre al rischio di non avere a disposizione i nuovi strumenti di risoluzione, previsto dalla direttiva Brrd (che doveva essere recepita a dicembre), in caso di dissesti di banche, come sottolineato dallo stesso governatore Ignazio Visco, c´e´ anche un problema per i bilanci degli istituti di credito.
Il contributo che il comparto bancario deve versare in maniera annuale al fondo di risoluzione infatti (all´inizio nazionale e poi gradualmente comunitario) deve fondarsi sulla normativa italiana che pero´ appunto al momento manca. A partire dal 1 gennaio 2016 ed entro il 31 dicembre 2023, il Fondo di risoluzione unico dovra´ raggiungere un livello obiettivo pari ad almeno l´1% dei depositi garantiti nell´Unione bancaria, circa 55 miliardi di euro. La misura nasce per evitare il coinvolgimento dei contribuenti europei nell´ambito delle norme denominate ´bail in´. In caso di dissesto pagheranno prima azionisti e creditori della banca, i depositanti e quindi il fondo alimentato pero´ appunto con risorse private.
Tuttavia in Italia appunto manca ancora il quadro normativo e se alcuni istituti come Intesa Sanpaolo e il Banco hanno comunque gia´ accantonato (75 e 8 milioni rispettivamente) mentre Unicredit lo ha fatto solo per le sue attivita´ in quei paesi dove la direttiva e´ stata recepita (il totale compreso l´Italia dovrebbe aggirarsi sui 150 milioni a fronte dei 222 di un istituto rivale come il Credit AGricole). Altre banche attendono il recepimento invece per stanziare le relative somme.
Altra direttiva ancora da approvare e che deve essere recepita entro giugno per applicarsi entro luglio, e´ quella sui sistemi di garanzia dei depositi che sostituira´ quello vigente in Italia (Fitd) e che protegge i depositi fino a 100mila euro. Il fondo sara´ alimentato con contributi ex-ante, a differenza di quanto accade ora in Italia, a carico di tutte le banche degli Stati membri che partecipano all´Unione Bancaria.(ANSA).
 

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