ROMA (Reuters) - Le grandi banche popolari potranno adottare per al massimo due anni un tetto pari al 5% dei diritti di voto dopo la trasformazione in società per azioni.
Lo prevede un emendamento al decreto sul sistema bancario e sugli investimenti approvato dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera.
Seppur con alcune rifiniture, l´impianto dell´articolo 1 resta quindi confermato: gli istituti di credito con attivi superiori a 8 miliardi di euro dovranno rinunciare al principio ´una testa, un voto´.
La nuova governance punta a favorire le aggregazioni interne e a rendere più facile raccogliere capitali, in un contesto che vede la vigilanza unica europea imporre requisiti patrimoniali sempre più severi.
"Abbiamo un sistema bancario molto solido, la nostra operazione lo rafforzerà ancora di più", ha ribadito oggi il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante un´intervista al settimanale L´Espresso.
Le popolari contestano il decreto e accusano il governo di esporle a scalate ostili dall´estero. La trasformazione in spa riguarda Ubi, Banco Popolare, Popolare Milano, Popolare dell´Emilia Romagna, Popolare Vicenza, Veneto Banca, Popolare Etruria, Credito Valtellinese, Popolare di Sondrio e Popolare di Bari.
Il voto in commissione chiude settimane di confronto tra il governo e i difensori del cosiddetto voto capitario, un partito trasversale a tutti i gruppi parlamentari.
La minoranza del Pd resta insoddisfatta: "È un´apertura debole", dice l´ex vice ministro dell´Economia Stefano Fassina.
Il tetto del 5% è contenuto in un emendamento dei relatori, Marco Causi e Luigi Taranto. È fatta "salva la facoltà di prevedere limiti più elevati", recita il testo.
I due anni decorrono "dall´entrata in vigore della legge di conversione del decreto". Il termine per la trasformazione in spa è di 18 mesi e scatta dall´entrata in vigore delle disposizioni attuative di Bankitalia, ancora da definire.
Causi spiega che le assemblee potranno varare i nuovi statuti "con le stesse maggioranze previste dal decreto per la trasformazione in spa": in prima convocazione vale il criterio dei due terzi dei voti espressi, purché sia rappresentato un decimo dei soci; in seconda convocazione bastano i due terzi dei voti espressi, qualunque sia il numero dei soci intervenuti in assemblea.
L´obiettivo è far sì che le due deliberazioni avvengano nella stessa assise, così da velocizzare i tempi, spiega il deputato.
Le commissioni concluderanno l´esame questa sera o al più tardi domani. Dopo il passaggio in aula il decreto andrà in Senato per la seconda lettura.