AGI) - Roma, 11 mar. - La delibera con cui nel 2004 furono stabiliti i criteri di vendita del patrimonio immobiliare di Roma fu votata all´unanimita´ dal Consiglio comunale, compresi i rappresentanti di Alleanza nazionale. A chiarirlo e´ stato Marco Causi, all´epoca della cartolarizzazione assessore al Bilancio, che ha consegnato ai giornalisti convocati alla sede del Pd per una conferenza stampa un plico con i documenti relativi a quella dismissione.
Tra le carte, figura anche il verbale della seduta del 22 novembre del 2004 in cui si fissarono le regole per la vendita dei 700 appartamenti, compresi gli sconti per gli inquilini. La proposta fu votata da 35 consiglieri e vi fu un solo astenuto.
Si espresse a favore, tra gli altri, anche Vincenzo Piso.
"La delibera fu approvata all´unanimita´", ha sottolineato Causi, "anche da An e, caso unico, da Rifondazione comunista.
Invece di vendere il patrimonio alle banche, come fecero altri con pesanti conseguenze per gli inquilini, decidemmo di farlo direttamente noi. Sfido chiunque a trovare una vendita di patrimonio pubblico cosi´ trasparente, veloce ed efficace".
Nel faldone, Causi ha allegato i criteri di stima dei prezzi, gli avvisi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale e sui due principali quotidiani italiani delle aste, a smentire chi sostiene che non fu data sufficiente pubblicita´ alle vendite, e alcuni casi di rilancio per le trattative private.
Poi e´ tornato sulla questione dell´appartamento acquistato dall´ex ministro Vincenzo Visco a Campo de´ Fiori. "Qualcuno ha detto che fu facilitato nel ricevere l´informazione che quella casa era in vendita. Se fosse stato cosi´ perche´ non partecipo´ all´asta, andata poi deserta, in cui il prezzo era di 770mila euro e poi a trattativa privata dovette rilanciare due volte e pagare 910mila euro?", ha chiesto, "il vero vantaggio sarebbe stato partecipare all´asta".