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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



09/03/2011 Il Sole 24 Ore
Partenza in salita per il federalismo regionale. Il Pd presenta 12 proposte di modificae
I toni sono apparentemente aspri, ma la trattativa è aperta. Il Pd incalza governo e maggioranza su federalismo regionale e sanità: così com´è «il decreto e devastante», ma se cambia «siamo pronti a sostenerlo». Altrimenti sarà muro contro muro in bicamerale come già sul fisco comunale. «Studiamo le proposte, poi vediamo le carte», apre cautamente Umberto Bossi. E il relatore di maggioranza, Massimo Corsaro (Pdl), aggiunge: bene il confronto, ma se «con ragionamenti pretestuosi» si pensa di smontare il decreto, «siamo pronti ad andare avanti da soli».
Molte delle carte saranno scoperte oggi. Nel pomeriggio governo e regioni torneranno a confrontarsi su come dare attuazione all´accordo del 16 dicembre: in ballo ci sono almeno 475 milioni per il trasporto pubblico locale promessi ai governatori, ma anche la loro partecipazione al finanziamento degli ammortizzatori sociali nel 2011. I ministri Fitto e Calderoli hanno confermato che le promesse saranno mantenute, tenendo però separato dall´accordo il destino del federalismo fiscale regionale. Sono due facce della stessa medaglia, ha ribadito Vasco Errani (Emilia Romagna, Pd) per i governatori. «L´importante è che si incontrino e che non rimangano rette parallele», ha ribadito Roberto Formigoni (Lombardia, Pdl). Intanto il Pd, in attesa delle mosse della maggioranza, ha presentato 12 proposte di modifica al decreto. «Va evitato un impatto devastante su cittadini e imprese», ha detto il vicepresidente della bicamerale Marco Causi.
I democratici sono pronti a trattare fino all´ultimo per arrivare a una relazione congiunta con la maggioranza, ha chiarito il relatore di minoranza Francesco Boccia fissando i paletti del Pd e chiarendo anzitutto che «non è negoziabile la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni sociali». Oltre a un percorso per individuare i Lep e alla fiscalizzazione dei tagli della manovra estiva, il Pd è pronto a insistere su addizionale Irpef e Irap: nel primo caso cancellando le detrazioni regionali che rischiano di intaccare progressività e scaglioni di reddito; per l´Irap, invece, aumentando i margini attuali di manovrabilità dell´aliquota magari a vantaggio solo delle start up. Altro capitolo cruciale è la sanità: da una parte va distinto il «fabbisogno finanziabile» dal «fabbisogno standard», dall´altra si propone un benchmark tra 5 regioni anziché 3 e criteri di riparto dei fondi che non considerino solo l´età della popolazione ma anche le condizioni socioeconomiche e il gap infrastrutturale. Oggi la partita torna in bicamerale, dove c´è parità assoluta di voti (15 a 15) tra maggiorana e opposizione.
Almeno a parole il governo è pronto a trattare per arrivare a un parere condiviso. «Voglio vedere le carte», ha detto Calderoli rinviando qualsiasi soluzione all´autonomia parlamentare.
I tempi sono formalmente strettissimi: il parere dovrebbe arrivare entro venerdì 11 e la proroga − venti giorni al massimo − sembra sempre più vicina ma è legata alla volontà reale di giungere a un accordo. Altrimenti si ripeterebbe lo stesso braccio di ferro del fisco comunale che la Lega ha tutto l´interesse di evitare.
 



 
Il Sole 24 Ore
Federalismo regionale

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