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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



12/01/2011 Europa
Federalismo, stretta finale: Calderoli pressa Tremonti
Il ministro leghista promette miglioramenti, ma gioca a carte coperte
Inseguito da un premier messo all´angolo dal perdurare della crisi economica, oltre che da una maggioranza raccogliticcia in parlamento, e pressato da una Lega che vuole incassare il federalismo a tutti i costi, Giulio Tremonti nicchia. Si sottrae per quanto possibile a questo tiro alla fune e, dopo aver parlato di mostri e videogame, è convinto che l´ultimo rimbalzo dei Bot, con il picco delle domande e il rialzo dei rendimenti ai massimi dal 2008, più che una iattura sia una vera e propria manna dal cielo. E il perché è presto detto: se c´è timore per l´aumento del differenziale oltre i duecento punti base tra i titoli a lungo termine italiani e tedeschi e il surriscaldarsi dei rendimenti dei titoli di stato per i riflessi sul costo del debito, Tremonti è su questo piano un equilibrista e sa perfettamente che se ne preoccuperà domani perché «domani è un altro giorno».
Semmai costituisce l´argomento principe per continuare a non aprire i cordoni della borsa, tenendo a dieta il premier che così ha difficoltà a sbandierare il governo del fare, e soprattutto mantiene intatta la propria presa su tutti i membri del governo. Sul fronte della Lega e del federalismo fiscale Tremonti, invece, starebbe componendo e scomponendo, disaggregando e riaggregando la fiscalità comunale e non solo, al fine di far uscire la Lega dal cul de sac nel quale si è messa. Non è un caso, infatti, che nella settimana decisiva per il federalismo il ministro Calderoli si sia limitato ad incontri interlocutori sia con i rappresentanti del terzo polo sia con gli esponenti del Pd. Abbia preso atto delle contrarietà espresse dall´opposizione e dall´Anci annunciando modifiche, senza sostanziarle.
A dodici giorni dalla deadline imposta dallo stesso Calderoli per l´approvazione del provvedimento il ministro conviene sulla necessità di modificare il testo ma resta sul vago. Su un punto, Calderoli è stato categorico: «Ha detto no alla nostra proposta di introdurre un´imposta comunale sui servizi − ha spiegato il relatore di minoranza Giuliano Barbolini − e questo per noi è un errore». «Il governo non viene incontro alle proposte del Pd − ha incalzato il vicepresidente della bicameralina Marco Causi − e da questo lato ci lascia insoddisfatti». Se dunque c´è perplessità nei dem per il fatto che il ministro non abbia scoperto le carte presentando un testo scritto («mi sarei atteso qualche elemento più puntuale di intenzioni e chiarimento» ha detto Barbolini), il fatto che il ministro si sia limitato ad elencare gli elementi che potrebbero essere soggetti a revisione migliorativa è comunque un passo avanti. A cominciare dalla cedolare secca per la quale è allo studio l´ipotesi di un´aliquota del 23%, della compartecipazione Irpef a favore dei comuni per circa 4 miliardi, all´allargamento della base imponibile per l´Imu. Il tutto, ha continuato a spiegare Calderoli, rispettando l´invarianza di gettito.
«È un´operazione gattopardesca − ha spiegato Linda Lanzillotta, che come rappresentante dell´Api ha incontrato il ministro con Baldassari per Fli e Galletti dell´Udc − la nostra resta una valutazione negativa sull´impostazione del provvedimento che rischia di creare o un buco consistente o di non garantire l´autonomia finanziaria ai comuni». Per la Lanzillotta si rischia di avere più sperequazione e più finanza derivata di prima, non si danno poteri fiscali ai comuni né si garantiscono risorse agli enti locali, mentre Baldassarri ha spiegato che «abbiamo presentato le nostre osservazioni finalizzate a fare bene il federalismo municipale e un punto centrale è capire chi paga e su che cosa: normalmente si paga su immobili e consumi e nei paesi normali pagano i residenti, da noi no perché abbiamo azzerato l´Ici, cosa sulla quale non sono d´accordo». E se il terzo polo è in attesa di conoscere la risposta di Calderoli, nonostante Francesco Rutelli abbia detto chiaro e tondo che «senza vere modifiche voteremo contro», questa settimana si preannuncia proficua per le eventuali migliorie anche alla luce delle pressioni dell´Anci. Tanto più che il ministro starebbe pensando di posticipare la scadenza della conversione dal 23 al 26 gennaio e, comunque, prima della naturale scadenza del 28.
Raffaella Cascioli
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