ROMA
Un decreto che privilegia l´«effetto annuncio» rispetto a un «tax design razionale». Marco Causi (Pd) giudica così il dlgs sul fisco municipale da esaminare entro il 28 gennaio. Invitando il governo a tenere conto della «proposta articolata» presentata dal suo partito.
In un´intervista al Sole il ministro Calderoli ha respinto l´allarme sul rischio di perdita di gettito per i comuni. Cosa ne pensa?
Che le basi imponibili collegate agli immobili a livello comunale siano molto difformi fra territori, con notevoli differenze non solo fra nord e sud ma anche all´interno di nord e sud, è noto da sempre. Il punto su cui Calderoli non risponde è che la proposta del governo rende questa difformità ancora più accentuata, poiché la lega alle sole seconde case e ai trasferimenti immobiliari.
Perché questa scelta non vi convince?
Che senso ha? Che fine fa il circuito autonomia-responsabilità, in base al quale il cittadino-contribuente ha il dovere di finanziare i servizi di prossimità di cui gode e ha il diritto di valutare se quanto gli viene chiesto è il "prezzo giusto" e se i suoi soldi sono ben spesi? Alla fine, la finanza comunale proposta dal governo continua a basarsi su trasferimenti compensativi, la cui dimensione aumenterà e che seguiranno una logica ben più oscura rispetto al passato visto che il decreto non dice nulla sui criteri di formazione e riparto dei fondi perequativi. La debolezza, se non l´assenza, di un "disegno" complessivo emerge in particolare su tre punti.
Quali?
Primo, il governo ha qualche idea sulle relazioni fra riforma del fisco comunale e riforma del fisco regionale? Sembra di no, e infatti l´addizionale comunale Irpef sopravvive e continua a sovrapporsi a quella regionale (che verrà notevolmente rafforzata). Sarebbe molto più sensato abolire l´addizionale comunale e fornire ai comuni una compartecipazione Irpef, anche per rendere meno contorto il funzionamento dei fondi perequativi.
E poi?
Il governo come può essersi clamorosamente dimenticato di trattare nel decreto la seconda fra le esistenti imposte municipali, e cioè la Tarsu? Tra l´altro, dopo la sentenza sulla tariffa rifiuti, la Tarsu ha urgenza di una stabilizzazione normativa. E dove farla se non in questo decreto? Introdurre una "service tax" sarebbe una soluzione appropriata, che potrebbe tenere conto con appositi coefficienti o quozienti dell´ampiezza dei nuclei familiari.
Terzo punto, immagino, la cedolare secca.
Esatto. Perché anticiparla rispetto alla riforma della fiscalità sui redditi finanziari? Forse perché, anche qui, si punta a un mero effetto di propaganda, lasciando in mano ai comuni il cerino delle perdite di gettito, che verrebbero a sommarsi a quelle già inferte con la manovra triennale del decreto 78.
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