EUROPA - 20/07/2010 -Partito democratico non è nato solo per un´esigenza tattica di qualche spregiudicato leader preoccupato di sfilarsi da un´esperienza, come quella del governo Prodi, ormai avviata su un binario morto.
E non può essere messo da parte passata quell´urgenza. Il Pd è nato da un´esigenza profondamente radicata nell´esperienza politica italiana della fine del secolo scorso.
Un´esigenza che raccoglieva una domanda fortemente diffusa nella società italiana: maggiore efficacia del governo a tutti i livelli, avvicinamento dei centri di decisione alle persone, ridefinizione dell´intervento pubblico in economia alla luce di un pieno riconoscimento dei meccanismi di mercato e lotta alle diseguaglianze (di reddito e di diritti) che il capitalismo, per sua natura, riproduce anche attraverso la creazione di nuovi bisogni. Per questo, chiunque pensasse che potrebbe essere indolore dare per esaurita, se non addirittura fallita, quell´esperienza e rientrare nei (presunti) più noti spazi del Novecento, si troverebbe a fare i conti con parecchie difficoltà e conseguenze imprevedibili.
Le domande e i soggetti che in diversi ambiti sociali e politici, della cultura e dell´economia, «hanno svolto o sostenuto attività e iniziative per promuovere il confronto unitario tra i diversi riformismi, il loro rinnovamento, la nascita di una comune cultura politica riformista e di un unico soggetto politico» sono in campo e non pare che, anche se acciaccate, abbiano nessuna intenzione di farsi da parte.
Questo era il clima della nona edizione degli Incontri riformisti di Bagni di Valmasino tradizionale seminario di Libertà Eguale Milano Lombardia, che questo anno − segno di una collaborazione di lunga data − è stato organizzato, con il concorso di Associazione democratici Milano e del Circolo Dossetti.
Dopo nove anni quell´area culturale nata «da persone provenienti da esperienze politiche molto diverse che nel passato, erano state militanti di partiti di sinistra o di centro, nei sindacati, nelle Acli o nei diversi movimenti, che negli ultimi anni ´90, si svilupparono nelle città della Lombardia » dimostra di essere viva e di non ritenere in alcun modo esaurita la propria funzione. «L´associazione è cresciuta, conseguendo una configurazione più aperta e pluralista rispetto alla composizione iniziale» liberandosi anche da quella connotazione «interna ai ds» che ha assunto in alcuni momenti particolari del travagliato viaggio verso il Pd.
La partecipazione agli incontri rende evidente la forza e il credito di questa presenza. A partire da coloro che il Pd lo hanno fatto nascere: Veltroni, Fassino, Franceschini, Castagnetti, Gentiloni, Fioroni, Maran, Morando; agli studiosi che hanno contribuito alla sua elaborazione primo fra tutti Salvati, Fasano, Leonardi, Segatti, Somaini. Senza dimenticare gli specialisti curiosi come Modiano, Bragantini, Mucchetti, e gli interlocutori attenti come La Malfa, Vietti, Vignali, Donadi, Tabacci, Della Vedova.
Ci sono poi stati tanti parlamentari e leader locali Toia, Farinone, Matteo Bianchi, Giovanni Bianchi, De Biasi, Fiano, Gaiani, Peluffo, Adamo, Brivio (sindaco di Lecco), Mirabelli, Landoni, Martina, Nannicini. Il segretario della camera del lavoro di Milano Rosati e il senatore Nerozzi, già segretario nazionale della Fp Cgil.
Cito a parte (come arbitrio concesso all´autore) gli onorevoli Marco Causi e Pierpaolo Baretta e il professor Pippo Ranci autori di relazioni ai panel specialistici particolarmente apprezzate per la serietà dei contenuti e per l´autenticità del mettersi in gioco. Certo qualcuno potrebbe anche dire (e lo si diceva nelle chiacchiere che hanno rappresentato il vero processo di assimilazione del dibattito) che la presenza di "tutti" i leader di area democratica evidenziava la disponibilità al confronto ma anche la difficoltà che ancora esiste ad imboccare una strada definita su questioni fondanti.
Con un panel di relatori così forte la notevole partecipazione passa in secondo piano ma conferma la grande capacità di attrazione di un´iniziativa che si colloca programmaticamente fuori dal circuito mediatico. La scelta stessa del luogo, valle chiusa e isolata anche dai telefoni cellulari, ha da sempre segnato una differenza: riflettere, ragionare e costruire le ragioni dello stare insieme piuttosto che apparire in tv. Non sempre la spettacolarizzazione e fare notizia sono le scelte giuste.
L´incalzante sequenza di interventi e relazioni − disponibili in podcast su www.radioradicale.it − ha stimolato un´intensa rielaborazione nelle pause e davanti alle tazzine di caffè, procedura fondamentale per la costruzione dell´identità di un´organizzazione.
Le chiacchiere confermavano quello che Roberto Vitali (tutti i virgolettati sono parole sue) ha detto nella introduzione al seminario: «Siamo insoddisfatti perché avvertiamo l´incompiutezza del disegno e il pericolo che il processo si arresti. La tentazione a ripercorrere le vecchie vie è di molti. Credono in tal modo di recuperare forza e rappresentatività! C´è molto da fare per superare le grandi difficoltà che il Partito democratico, il centrosinistra nel suo assieme, incontrano nelle nostre realtà».
PS- Gli incontri di Val Masino confermano anche un´altra cosa. Le idee hanno bisogno di gambe per camminare. Hanno bisogno di organizzazione e di persone motivate che le facciano vivere. Libertà Eguale a Milano e in Lombardia non vivrebbe se Roberto Vitali (con la instancabile Mirella Torchio) non vi dedicasse tutte le proprie energie e se Erminio Quartiani non mettesse a disposizione la sua capacità relazionale di parlamentare stimato e apprezzato. Questo non è solo il riconoscimento del lavoro "oscuro" che c´è sempre dietro ad un evento ben riuscito ma la segnalazione della necessità di dare maggiore attenzione ad iniziative che "fanno squadra" e con pazienza tessono il nuovo tessuto connettivo. L´isola che c´è, l´iniziativa svolta proprio a San Servolo nello stesso fine settimana da Anna Parente, la responsabile nazionale della formazione del Pd, mi pare che si muovesse in questa direzione. Sperem dicono in Val Masino!
Mario Rodriguez