13 Maggio 2010 - Il Sole 24 Ore - di Eugenio Bruno
Pur di portare a casa in tempo il primo decreto attuativo del federalismo, la Lega è disposta a sacrificare il suo simbolo più caro dopo Alberto da Giussano: il Po. Durante la riunione fiume di ieri tra il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, i tecnici, il presidente della commissione bicamerale Enrico La Loggia e i due relatori Massimo Corsaro (Pdl) e Marco Causi (Pd), è stato infatti deciso che dal trasferimento dei beni demaniali alle regioni sarà tenuto fuori il demanio idrico interregionale. Di cui fa parte il fiume tanto caro al Carroccio che ogni anno vi celebra il rito dell´ampolla.
In cambio l´opposizione, in primis quella democratica, non chiederà la proroga di 20 giorni prevista dalla legge delega per i casi più complessi e proposta dal Pd come unica alternativa allo stralcio delle questioni più spinose. Se accolto, lo slittamento avrebbe fatto superare la data fissata per l´emanazione del primo decreto attuativo (il 21 maggio). Con conseguenze non tanto tecniche, dal momento che la concessione della proroga avrebbe fatto slittare di 20 giorni anche la deadline per l´adozione del provvedimento, quanto politiche. E, in un periodo in cui all´interno del Pdl le voci contro la riforma non mancano, il superamento dei termini sarebbe stato letto come una sconfitta leghista.
Il pericolo, visto con gli occhi dei lumbard, sembra per ora scampato. Come confermato dal presidente pidiellino La Loggia, oggi i relatori presenteranno la bozza di parere, che dovrebbe essere unico salvo eventuali distinguo su singoli aspetti; dopodiché si aprirà la discussione che dovrebbe concludersi al massimo martedì 18 con un parere sul testo favorevole e bipartisan, sebbene vincolato al recepimento di alcune osservazioni. Ripetendo così lo stesso canovaccio seguito ai tempi dell´approvazione della legge delega e fatto di una lavoro gomito a gomito tra maggioranza e minoranza.
A rafforzare i convincimenti dell´opposizione hanno contribuito le ulteriori rassicurazioni fornite ieri dal ministro Calderoli. Ad esempio che il demanio idrico e marittimo − fatta eccezione per quello interregionale di cui sopra che resterà allo stato − dovrebbe passare alle regioni mentre le province avranno una quota sui proventi di gestione del primo. Oppure che le strade demaniali saranno escluse dal procedimento di devoluzione. Al tempo stesso, il titolare della Semplificazione avrebbe garantito che l´eventuale sdemanializzazione dovrà sempre essere decisa dallo stato a prescindere dal livello di governo che si aggiudicherà il cespite.
Modifiche che si sommano a quelle già giunte nei giorni precedenti (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). A cominciare dallo snellimento della disciplina sui fondi immobiliari: scompare la delega a uno o più regolamenti di delegificazione per la loro riforma complessiva mentre appare la clausola che un immobile potrà essere conferito solo a un fondo chiuso, a prevalente quota pubblica e sottoposto al controllo della Consob. Contemporaneamente dovrebbe vedere la luce la specificazione che i proventi delle alienazioni saranno vincolati alla riduzione del debito pubblico, in una misura che potrebbe essere dell´85% per quello locale e del restante 15% di quello statale.
Due novità che vanno incontro ai rilievi provenienti dalle altre commissioni parlamentari che hanno dato parere favorevole al federalismo demaniale. Tra cui Finanze e Affari costituzionali di Montecitorio.
di Eugenio Bruno Pur di portare a casa in tempo il primo decreto attuativo del federalismo, la Lega è disposta a sacrificare il suo simbolo più caro dopo Alberto da Giussano: il Po. Durante la riunione fiume di ieri tra il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, i tecnici, il presidente della commissione bicamerale Enrico La Loggia e i due relatori Massimo Corsaro (Pdl) e Marco Causi (Pd), è stato infatti deciso che dal trasferimento dei beni demaniali alle regioni sarà tenuto fuori il demanio idrico interregionale. Di cui fa parte il fiume tanto caro al Carroccio che ogni anno vi celebra il rito dell´ampolla.
In cambio l´opposizione, in primis quella democratica, non chiederà la proroga di 20 giorni prevista dalla legge delega per i casi più complessi e proposta dal Pd come unica alternativa allo stralcio delle questioni più spinose. Se accolto, lo slittamento avrebbe fatto superare la data fissata per l´emanazione del primo decreto attuativo (il 21 maggio). Con conseguenze non tanto tecniche, dal momento che la concessione della proroga avrebbe fatto slittare di 20 giorni anche la deadline per l´adozione del provvedimento, quanto politiche. E, in un periodo in cui all´interno del Pdl le voci contro la riforma non mancano, il superamento dei termini sarebbe stato letto come una sconfitta leghista.
Il pericolo, visto con gli occhi dei lumbard, sembra per ora scampato. Come confermato dal presidente pidiellino La Loggia, oggi i relatori presenteranno la bozza di parere, che dovrebbe essere unico salvo eventuali distinguo su singoli aspetti; dopodiché si aprirà la discussione che dovrebbe concludersi al massimo martedì 18 con un parere sul testo favorevole e bipartisan, sebbene vincolato al recepimento di alcune osservazioni. Ripetendo così lo stesso canovaccio seguito ai tempi dell´approvazione della legge delega e fatto di una lavoro gomito a gomito tra maggioranza e minoranza.
A rafforzare i convincimenti dell´opposizione hanno contribuito le ulteriori rassicurazioni fornite ieri dal ministro Calderoli. Ad esempio che il demanio idrico e marittimo − fatta eccezione per quello interregionale di cui sopra che resterà allo stato − dovrebbe passare alle regioni mentre le province avranno una quota sui proventi di gestione del primo. Oppure che le strade demaniali saranno escluse dal procedimento di devoluzione. Al tempo stesso, il titolare della Semplificazione avrebbe garantito che l´eventuale sdemanializzazione dovrà sempre essere decisa dallo stato a prescindere dal livello di governo che si aggiudicherà il cespite.
Modifiche che si sommano a quelle già giunte nei giorni precedenti (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). A cominciare dallo snellimento della disciplina sui fondi immobiliari: scompare la delega a uno o più regolamenti di delegificazione per la loro riforma complessiva mentre appare la clausola che un immobile potrà essere conferito solo a un fondo chiuso, a prevalente quota pubblica e sottoposto al controllo della Consob. Contemporaneamente dovrebbe vedere la luce la specificazione che i proventi delle alienazioni saranno vincolati alla riduzione del debito pubblico, in una misura che potrebbe essere dell´85% per quello locale e del restante 15% di quello statale.
Due novità che vanno incontro ai rilievi provenienti dalle altre commissioni parlamentari che hanno dato parere favorevole al federalismo demaniale. Tra cui Finanze e Affari costituzionali di Montecitorio.