Roma, 11 mag. (Apcom) - Roberto Maroni si dice "ottimista", è sicuro che la crisi non frenerà il federalismo fiscale ma "anzi ne sarà l´acceleratore". Ma nelle ultime settimane sono arrivati i distinguo di Gianfranco Fini, ieri l´affondo della Cei, oggi il monito di Giorgio Napolitano contro la secessione. C´è poi l´editoriale del ´Sole 24 Ore´ sulle priorità della politica nella "stagione dell´austerità" e le "riforme impossibili" come appunto il federalismo fiscale, e il retroscena del ´Corriere´ sulla cautela di Giulio Tremonti, motivata dalla crisi economica, verso l´attuazione della delega, con l´ipotesi addirittura di posticipare l´avvio della riforma. Abbastanza per spingere Roberto Calderoli ad incontrare Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli, e a parlare anche con lui di quelle che con un deputato leghista ha definito le "resistenze" delle strutture burocratiche del Tesoro all´attuazione della delega, i cui termini scadono tra un anno esatto.
L´asse con Tremonti resta saldissimo, assicurano dal Carroccio, e - tra speranza e convinzione - c´è chi prova a spiegare che i messaggi lanciati dal ministro dell´Economia sono obbligati vista la crisi che attraversa l´Europa. Gli uomini di Tremonti assicurano che per ora non c´è alcun problema, che anzi il primo decreto attuativo che sarà emanato a breve, quello sul federalismo demaniale, potrà essere utilissimo anche in vista della manovra finanziaria, consentendo di tagliare trasferimenti agli enti locali a fronte della cessione di beni demaniali. I problemi però, ammettono, potrebbero nascere dopo, quando si affronterà ad esempio il decreto attuativo sui tributi locali: ovvero, quando gli eventuali costi del federalismo fiscale potrebbero scontrarsi con la politica di rigore portata avanti fin qui dal Tesoro. "La stella polare di Tremonti resta la stabilità finanziaria - spiega un parlamentare vicino al ministro - anche qualora dovessimo scoprire, quando saranno pronte le simulazioni sull´attuazione, che il federalismo fiscale comporterà costi incompatibili, nella situazione attuale, con il bilancio".
Dove invece il federalismo fiscale sembra per ora procedere è nella commissione Bicamerale per l´attuazione della delega: anche oggi Calderoli ha incontrato i relatori del parere sul federalismo demaniale Massimo Corsaro (Pdl) e Marco Causi (Pd) e il presidente della commissione Enrico La Loggia. L´obiettivo resta quello di varare il parere sul primo dlgs nei termini previsti, ovvero il 17 maggio. Al massimo si sfrutteranno pochi dei 20 giorni di proroga previsti. Verso una soluzione uno dei nodi rimasti aperti, ovvero la possibilità di fondi privati di partecipare con alcune quote alla valorizzazione dei beni demaniali trasferiti agli enti locali. L´ipotesi verso cui ci si starebbe orientando è che i fondi debbano essere comunque "chiusi" e a prevalente quota pubblica. Più complicato invece il trasferimento dei beni del demanio idrico e marittimo che andrebbe, secondo le ultime ipotesi, alle regioni, mentre le province verrebbero investite del ruolo di gestione. Ma su questo il Pd chiede ulteriori chiarimenti.