Linea dura sull´acqua ai privati. Anche se la Lega mastica amaro. Questa la linea di governo e maggioranza sul decreto Ronchi, che contiene la privatizzazione dei servizi pubblici locali (rifiuti, acqua, trasporto urbano). Come molti avevano previsto il governo ha posto la questione di fiducia. Una blindatura inutile e dannosa, per un provvedimento molto osteggiato e che metterà a rischio l´accesso di tutti i cittadini a prezzi sostenibili a una risorsa essenziale come l´acqua.
OPPOSIZIONE
«Chiediamo di stralciare l´intero articolo 15, che riguarda tutti i servizi locali - spiega Marco Causi del Pd - Ma il vero nodo riguarda proprio il servizio idrico. Stiamo ricevendo migliaia di mail di cittadini preoccupati. Specialmente a nord, dove esistono molte comunità che godono di un servizio pubblico ben funzionante ». Eppure il Carroccio resta silente. Nonè intervenuto nelle sedute in Commissione, e difficilmente parlerà in Aula. Anche se nei corridoi i mugugni nordisti lasciano intendere che questo è solo l´inizio della partita. Ci sarà un voto molto «simbolico», da rivendersi nelle stanze confindustriali, ma poi si lavorerà a smontare la riforma nei due anni successivi. L´intera operazione per la messa in vendita dei servizi, infatti, partirà dal 2011. Proprio questa data indicata nel testo fa da cardine per la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Pd. Non c´è necessità e urgenza, dunque non si comprende l´utilizzo del decreto.
I Democratici hanno anche presentato una proposta di stralcio di tutto il capitolo servizi locali, e un´altra di soppressione. «Faremo un´opposizione dura e intransigente - spiega la vicecapogruppo Marina Sereni - È inaccettabile che il governo in modo frettoloso e pasticciato affronti un tema complesso e articolato come quello delle risorse idriche e dei servizi pubblici locali in un decreto che si occupa di infrazioni rispetto alle normative comunitarie». Insomma, l´opposizione è pronta alle barricate: sulla stessa linea del Pd si schiera anche l´Idv. Il ministro Andrea Ronchi si difende. «Non si tratta, come è stato detto, di una privatizzazione selvaggia, ma progressiva con l´ingresso di privati maanche con precisi paletti», dichiara. In realtà i «paletti» lasciano ampio margine ai privati per avviare lucrosi business sul cosiddetto oro blu. Le disposizioni, infatti, prevedono che per le ex municipalizzate già quotate (un esempio per tutti la romana Acea, in cui il pubblico detiene il 51%)l´azionista pubblico scenda prima al 40% entro il 2013 e poi al 30% entro il 2015. Non è obbligatoria un´offerta pubblica sul mercato: la quota si può cedere anche a trattativa privata. Le nuove norme avrannounimpatto diverso nella geografia frastagliata del nostro Paese. In Puglia, dove la Regione è azionista unico del gigante Acquedotto Pugliese, le novità equivalgono a un terremoto. Tanto che la giunta barese ha già avviato la contraerea, con la minaccia di ricorso alla Corte Costituzionale. In Sicilia, invece, i privati già controllano gran parte del mercato, mentre in Calabria il colosso francese Veolia ha il 47% dell´utility locale. Ma da molte Regioni del centro-nord si moltiplicano appelli perché il governo si fermi